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dalla lotta per la democrazia alla grande sfida della modernizzazione

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Hassan Alaoui

Questo lunedì, 18 novembre 2024, e sulla scia delle commemorazioni del mese scorso, il Marocco celebra il 69° anniversario della proclamazione di Liberazione e Indipendenza da parte del re Mohammed V.

La data dell’indipendenza del 18 novembre 1955, proclamata dal defunto Mohammed V, senza dubbio non attira più l’attenzione delle generazioni più giovani, tutt’altro. Costituisce però l’atto di nascita del giovane Marocco indipendente, contrassegnato dal sigillo dell’entusiasmo e del fervore.

Segna anche uno sguardo retrospettivo a uno dei periodi più gloriosi della nostra Storia. È un modo per rivisitare quella svolta precipitosa che furono i mesi e le settimane che presiedettero e seguirono la proclamazione dell’Indipendenza in cui il defunto Mohammed V completò e gettò le basi del nuovo Stato marocchino.

Questa si distinguerà già per il suo carattere liberale e progressista allo stesso tempo. E di fatto costituirà un’eccezione notevole, al centro di una marcata evoluzione, soprattutto in Africa e nella quasi maggioranza dei paesi arabi, per il predominio del partito unico e la centralizzazione bonapartista. Il Regno del Marocco, costruito sui valori del pluralismo e della democrazia, di fronte al suo vicino, l’Algeria, immediatamente ancorato al blocco cosiddetto “socialista”, sarebbe agli occhi del re Mohammed V il modello che incarnerebbe la sfida e l’illustrazione delle scelte coraggiose del liberatore della nazione. Antoine Pinay, allora presidente del Consiglio della Repubblica francese, pressato dagli avvenimenti internazionali e dal movimento nazionalista marocchino, dopo aver avviato nell’ottobre 1955 negoziati anche con Mohammed V tramite il generale Catroux ad Antsirabé (Madagascar), annunciò che “IL Francia intende dare al Marocco il volto di uno Stato moderno, democratico e sovrano“. Proclamando uno Stato liberato, democratico e aperto al mondo, Mohammed V è andato così oltre la prospettiva di un unico paese liberato, sarà il paese del movimento, il Marocco che si muove, costruendo un edificio costituzionale, rafforzando la sua solidarietà con il mondo In particolare la vicina Algeria, che getta finalmente le basi di un tutto nordafricano.
Ce «volto di uno Stato moderno“, sarà Mohammed V a redigerlo e a gettarne le fondamenta, spazzando via le turpitudine di tutti coloro che, colonialisti e stipendiati all’interno, si erano uniti in precedenza, il 20 agosto 1953, contro il Sovrano. Dopo i negoziati di Saint-Germain-en-Laye, e in particolare l’incontro del 6 novembre che ha riunito Mohammed V e Antoine Pinay, presidente del Consiglio, è stata acquisita la liberazione del Marocco, faticosamente conquistata grazie al discernimento del Sovrano che ritornò nel Regno il 15 novembre e sbarcò trionfalmente a Sale. Il defunto Hassan II, commentando questo ritorno trionfale, scrisse a questo proposito nel suo libro “La Sfida”: “ Il ritorno del Sovrano fu segnato da trasporti di gioia, di entusiasmo e da un’irresistibile effusione popolare verso colui che per tanto tempo era stato simbolo di coraggio e speranza.».

Possiamo ora porci la domanda senza mezzi termini: cosa resta di questo evento, quale memoria si conserva in una situazione in cui il patriottismo sembra logorarsi al punto che il re Mohammed VI, nei suoi discorsi, arriva a ricordarne, in più occasioni, la sua dimensione e necessità imperativa? Se è vero che la rievocazione di un ricordo sta alla nazione come l’anima sta al corpo, tutti sanno che certe date, oggigiorno, tendono a inghiottirsi nella routine, anche nella pigra dimenticanza.

Un sondaggio rigoroso, effettuato tra settori giovanili, ci informerebbe infatti sull’ignoranza di questa data del 18 novembre, chiamata semplicemente e secondo una formula antica: il Giorno dell’Indipendenza“Eid al-istqlal”! Se ponessimo loro la domanda di sapere quale sia il suo significato profondo e quale sia il suo significato, o anche come questo “istiqlal” sia avvenuto nella storia e nella memoria, ci sorprenderebbero con l’ignoranza o l’occultamento di questo significato. Infatti, nonostante si sia trasformato negli anni in un simbolo nazionale, resta comunque un appuntamento politico e sempre motivo di orgoglio, mobilitazione e combattività.

E, quindi, la “data politica” significa la riappropriazione da parte del popolo marocchino della propria terra, occupata o posta sotto protettorato per 44 anni, la presa in mano del proprio destino, il suo entusiasmo di essere finalmente parte del progetto a lungo termine storia. Ma c’è di più: c’è soprattutto questo desiderio irriducibile di forgiare una coscienza nazionale e di integrare la comunità dei popoli del mondo. L’appuntamento politico è anche la rottura con il passato, l’ingresso nel futuro e questa irrefrenabile determinazione ad estenderlo oltre il tempo e lo spazio. Le date che segnano le tappe della storia del Marocco sono numerose. Tuttavia, essi scandiscono circa 14 secoli di movimento rettilineo, con una pendenza regolare come dicono gli storici, ma anche brusco, irto di rotture, punteggiato da discontinuità… come guerre, disastri naturali, successioni dinastiche e sfide.

All’inizio del XX secolo, il trattato di protettorato, imposto al sultano Moulay Hafid, fu firmato a Fez il 30 marzo 1912. Vale a dire 6 anni dopo la famigerata Conferenza di Algeciras dove, non meno di 6 potenze imperiali dell’epoca , impose una frammentazione leonina del Marocco: FranciaInghilterra, Spagna, Italia, Germania e Russia avevano attaccato il Marocco come se fosse una preda. Ciò che ne è emerso è un territorio marocchino smembrato, ridotto a “pelle di leopardo”, tanto più sradicato in quanto si appresta a vivere una delle fasi più tristi della sua storia. L’avvento nel 1927 di Mohammed Ben Youssef segnò poi un’altra tappa e 28 anni dopo la rinascita del Marocco sulle macerie di un protettorato sconfitto dal Re e dal popolo, di cui oggi celebriamo il 69° anniversario…

Il movimento nazionalista non è mai stato una coincidenza in Marocco. È una dimensione intrinseca della resistenza opposta nei secoli alle minacce e alle invasioni esterne. Compresa quella dell’Impero Ottomano di Türkiye che incontrò una resistenza implacabile al confine orientale del Marocco, vicino a Oujda. Il nazionalismo marocchino combina le rivendicazioni, l’unità del Trono e del popolo, la visione condivisa di entrambi, la considerazione degli interessi della nazione che non è una clausola di stile, e infine un feroce attaccamento alla libertà. Il re Mohammed VI continua a ricordarci queste verità in diverse occasioni, esse stanno al patriottismo come la nostra memoria sta alla nostra storia…

Il 69th anniversario della Liberazione che celebriamo oggi, 18 novembre 2024, ci riporta alla nostra memoria recente per scrivere un nuovo capitolo della nostra storia. Fa parte della continuità dei successi e delle sfide allo stesso tempo.

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