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Da Amsterdam a Parigi, il bilancio della violenza islamista

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Durante le rivolte di Amsterdam, per diverse notti di seguito, la scorsa settimana, uomini e donne picchiati hanno dovuto gridare di non essere ebrei nel tentativo di sfuggire agli aggressori. In Francia, mentre continua il processo per l’assassinio di Samuel Paty, e mentre la LFI ha indetto venerdì scorso manifestazioni contro la partita Francia-Israele sapendo perfettamente cosa era appena successo ad Amsterdam, la partita alla fine si è svolta senza intoppi ma sotto la protezione senza precedenti della polizia di 4.000 uomini e in uno stadio scarsamente pieno.

Infine, ieri in Belgio la presentazione alla FNAC di un libro dal titolo Allah non ha niente a che fare nella mia classedei giornalisti Jean-Pierre Martin e Laurence d'Hont ha dovuto essere cancellato a causa delle minacce di saccheggio inviate ai negozi per tutta la settimana. Ecco un estratto dal retro della copertina: “Perché la teoria dell’evoluzione viene contestata nelle nostre scuole? Perché le lezioni di storia vengono messe in discussione? Perché Samuel Paty ha pagato con la vita l'esercizio del pensiero critico? Da Kabul a Bruxelles o Parigi, la libertà di coscienza è un obiettivo.”

Proprio in questo spettacolo, un ospite programmato ha preferito rifiutare all'ultimo momento a causa delle minacce che deve affrontare quotidianamente.
Nessun progresso, quindi, sulla violenza islamista in Francia e in Europa e su ciò che la rende possibile.

Gli ospiti di oggi

Marc Weitzmann parla con:

  • Fadila Maarouficofondatore e direttore dell'Osservatorio Europeo dei Fondamentalisti.
  • Joel Rubinfeldpresidente della Lega belga contro l'antisemitismo

Per saperne di più

Radiografia dell'antisemitismo, Fondapol, edizione 2024.


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