Quasi un anno dopo la mobilitazione generale degli agricoltori in Francia, la FDSEA e i Giovani Agricoltori dell'Isère chiedono un nuovo incontro lunedì 18 novembre. Uno degli obiettivi: impedire la firma dell'accordo di libero scambio del Mercosur.
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“I tesori sono asciutti, gli esseri umani sono esausti”è con queste parole che Jordan Desimone, copresidente dei Giovani Agricoltori dell'Isère, descrive lo stato dell'agricoltura francese. Accompagnato dalla FDSEA, il sindacato chiede una giornata di mobilitazione lunedì 18 novembre 2024.
Una data tutt’altro che casuale, poiché il vertice del G20 si terrà il 18 e 19 novembre 2024 a Rio de Janeiro, in Brasile. Incontro in cui si discuterà con ardore della decisione di firmare l'accordo di libero scambio del Mercosur. Un potenziale accordo tutt’altro che adatto alla Francia, ma che potrebbe comunque essere votato.
Questa firma consentirebbe la creazione di un accordo di associazione commerciale e politica con diversi paesi sudamericani (Brasile, Paraguay, Bolivia, Argentina e Uruguay) e con l'UE. Pertanto, le esportazioni di prodotti industriali, come le automobili, dovrebbero essere agevolate in cambio dell’apertura del mercato agricolo europeo a questi paesi.
Un accordo fortemente criticato dagli agricoltori francesi: “In Francia cerchiamo di fare prodotti di qualità e con il Mercosur ci porteranno animali che non sono affatto allevati come i nostri. Hanno diritto a tanti prodotti, antibiotici”spiega Cedric Ruzzin, rappresentante della FDSEA dell'Isère.
Non capisco come si possa portare questi prodotti sul territorio francese se ci è vietato produrre in questo modo.
Cédric RuzzinRappresentante della FDSEA Isère
Ma è anche la situazione generale del settore agricolo a deplorare i sindacati. Un anno dopo aver bloccato il Paese per dieci giorni, la situazione non sembra essere cambiata molto: “Pensavamo che i politici ci avessero sentito, ma a quanto pare sono un po’ sordi”critico Cédric Ruzzin.
Le loro richieste sono chiare: “Che tutti i fascicoli che avevamo richiesto vengano riaperti. Tutto si è fermato con lo scioglimento e non è fattibile”.proclama Giordano Desimone. Se la situazione non cambia, l’agricoltore teme il peggio: “Se non prendiamo coscienza dell'agricoltura, essa si fermerà. Molte aziende agricole hanno poco da perdere. È un ultimo grido di angoscia”dice.
Questa mobilitazione regionale fa eco a una richiesta nazionale della FNSEA, il sindacato maggioritario degli agricoltori, che chiede anche un raduno su larga scala a partire dal 18 novembre.
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