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David Deville, l'allenatore di Pollicino tornato miracolosamente dalla morte

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Il 17 giugno 2023 muore David Deville. Per sette minuti. Devastato da un infarto, non ha potuto giocare la partita di gala tra il club di Mazingarbe, nel Pas-de-Calais, e l'ex RC Lens. Meno di un anno dopo, non solo il ragazzo è di nuovo in piedi, ma giocherà anche un inaspettato 7° round della Coupe de con la sua nuova squadra, l'RC Labourse. Non in campo, non si scherza, ma in panchina, da allenatore.

“Sono caduto ai piedi di mia moglie”

Mentre si prepara ad entrare in campo, il 17 giugno 2023, alle 17, David Deville non “si sente bene”. Ha lasciato il suo posto da titolare per la partita del centenario del Jeune France de Mazingarbe a qualcun altro prima di crollare in campo. “Ho avuto un arresto cardiaco, sono caduto ai piedi di mia moglie e dei miei figli”, racconta.

Deve la sua salvezza al ragazzino che capisce l'emergenza e si precipita sugli spalti a cercare suo padre, ex pompiere volontario. Gli fa un massaggio cardiaco che permette al cuore di David di ripartire dopo sette minuti. “Sette minuti durante i quali ero morto”, ammette questo sportivo di 51 anni che non ha mai bevuto né fumato in vita sua. Ma David non si è ancora salvato, immerso in un coma che durerà sei giorni.

I giorni dopo

David trascorre un mese in ospedale. “Sono uscito da lì, avevo perso 15 kg ed ero su una sedia a rotelle”, racconta. Un anno e mezzo dopo, non sa ancora perché il suo cuore ha improvvisamente smesso di battere: “La chiamiamo morte improvvisa e da quello che mi hanno detto i medici, ce n'è uno su dieci che ritorna”.

Se David sta molto meglio oggi, il 17 giugno 2023 gli ha comunque lasciato delle cicatrici incise nella carne. “Ho un defibrillatore sottocutaneo, il mio pancreas non funziona più, sono diventato diabetico e soffro ancora di amnesia”, elenca il miracoloso, senza dimenticare l'orologio che gli permette di monitorare costantemente il suo cuore capriccioso.

Troppo presto per tornare al lavoro, certo, ma non per cedere al richiamo del campo. “Il mio vecchio club, l'US Vermelles, cercava un educatore per i ragazzi. Allora mi sono detto: perché no?, ricorda. Poi le cose hanno subito un'accelerazione lo scorso giugno, quando David è stato avvicinato da RC Labourse.

Un secondo miracolo

David prenderà le redini del club D1 ad agosto. Al ritmo di due allenamenti settimanali e una partita la domenica, l'RC Labourse è salito in testa alla classifica D1 mentre la stagione precedente faticava in fondo alla classifica. “Sono esigente e sincero”, ammette l'allenatore. Cerco di parlare con il cuore, la mia esperienza da calciatore e i miei giocatori danno il massimo perché capiscono e questo li tocca”.

L'RC Labourse, che milita in D1, è il Pollice del 7° turno della Coupe de France.– A. Rodrigues

Ai suoi uomini David ammette che a volte hanno il diritto di non essere bravi, “è normale, siamo dilettanti”. Solo che non tollera che si arrendano in campo, «dobbiamo lottare, per i nostri colori, per i nostri valori». E lo fanno, combattono. Tanto che hanno superato i primi sei turni della Coupe de France per ritrovarsi Petit Poucet al 7° turno, domenica, contro l'FC Bobigny (N2) che era 5 divisioni sopra.

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Per l'allenatore, battere Bobigny sarebbe un miracolo anche se non smette di sognare una vittoria per 1-0 che permetterebbe a Labourse di solleticare i professionisti della Stella Rossa (L2). Qualunque cosa fosse, è stato solo un vantaggio: “Mi sono detto che ero morto, che avrei potuto perdere tutto. Questa possibilità che ho avuto non ha prezzo, quindi oggi apprezzo ogni momento.

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