Losanna, 9 novembre – Una tavola rotonda organizzata dall’AES (Albanian Engineering of Switzerland) e dall’associazione albinfo.ch ha riunito più di 85 esperti per discutere della carenza di talenti qualificati in Svizzera. Questo evento ha permesso di elaborare un quadro allarmante esplorando al tempo stesso vie concrete per trasformare questa crisi in un’opportunità.
Venerdì 15 novembre 2024 – 9:19
Vjosa Gervalla, direttrice dell’associazione albinfo.ch
Sfide comuni nell’attrarre e trattenere i talenti
@AES: Mentor Latifi, Ambasciatore della Repubblica del Kosovo a Berna
L’Ambasciatore della Repubblica del Kosovo, Mentor Latifi, ha aperto il dibattito evidenziando le sfide condivise dalla Svizzera e dal suo Paese d’origine: “In diversi contesti, la domanda essenziale rimane: come attrarre e trattenere i talenti in un mondo in perpetuo cambiamento? » Una constatazione che ha preparato il terreno per interventi centrati su una visione proattiva, volta a trasformare questa crisi in una leva di crescita comune.
Un appello all’azione collettiva: trasformare le sfide in opportunità
@Mentore Ilazi, Presidente dell’AES– Ingegneria Albanese della Svizzera
Il presidente dell’AES, Mentore Ilazi, nel suo discorso di benvenuto ha insistito sulla portata e sull’urgenza del problema. “Questa sfida colpisce settori essenziali – sanità, tecnologia, ingegneria, edilizia, elettricisti di rete – e minaccia la nostra competitività”, ha affermato. Con un deficit di 30.000 ingegneri oggi e una previsione di 300.000 lavoratori qualificati mancanti entro il 2030, la posta in gioco è colossale. “L’AES riunisce ingegneri e architetti di origine albanese in Svizzera per sostenere i suoi membri, facilitare gli scambi e contribuire alle sfide di una società sostenibile”, ha concluso, invocando un impegno collettivo. Ritorna all’esempio di Vaud, dove 1.000 studenti seguono un anno di orientamento per definire il loro percorso. “Possiamo ridurre questo numero rafforzando il sostegno iniziale? » suggerisce. Propone addirittura una “Task Force nazionale”, una sorta di alleato istituzionale per coordinare le iniziative e agire insieme. Le sue parole hanno risuonato nella stanza e diversi cenni hanno approvato questa idea di coordinamento collettivo.
Una risposta multisettoriale ed etica
I co-organizzatori hanno sottolineato la necessità di una risposta integrata, che coinvolga settori e nazioni. “Questa crisi richiede collaborazione non solo tra settori, ma anche tra paesi”, hanno affermato, ricordando che la carenza di manodopera qualificata in Svizzera, in particolare nel settore sanitario, ingegneristico e artigianale, richiede risposte equilibrate per non esaurire le risorse umane altrove. Un aspetto etico potrebbe completare questa riflessione: come garantire che i partenariati con i paesi balcanici non accelerino l’esaurimento delle loro stesse risorse umane? Una riflessione su un equilibrio vantaggioso per tutti potrebbe ancora essere esplorata nelle discussioni future.
Una carenza compresa tra 300.000 e 460.000 lavoratori entro il 2035
@Marco Taddei, direttore francofono dell’Unione svizzera dei datori di lavoro
Marco Taddei, direttore francofono dell’Unione svizzera dei datori di lavoro, ha lanciato l’allarme citando proiezioni preoccupanti. Secondo lui, l’invecchiamento demografico e il pensionamento dei baby boomer potrebbero portare a una carenza di 300.000-460.000 lavoratori entro il 2035, una sfida tanto più urgente in quanto la prossima generazione fatica a colmare questo divario. Per rimediare a questo, Taddei raccomanda di mobilitare ulteriormente la forza lavoro indigena, integrando gli over 50, le donne e i migranti nei settori più colpiti. Richiede inoltre una politica di immigrazione più flessibile per attrarre talenti stranieri, ponendo l’accento sulla formazione continua e sulla riqualificazione professionale nelle professioni in carenza. “Senza questi aggiustamenti, la competitività della nostra economia potrebbe essere seriamente compromessa”, avverte, sottolineando l’urgenza di una risposta politica ed economica coordinata.
Al termine della conferenza, l’ambasciatore del Kosovo e Taddei hanno anche esplorato le possibilità di una potenziale base di collaborazione per facilitare l’integrazione dei talenti albanesi.
Riqualificare il sistema formativo: una priorità condivisa
@Jean-Paul Venditti, direttore del Centro di formazione francofono per elettricisti di rete (CIFER), Antoine Racciatti, direttore delle risorse umane del gruppo Orllati, Marco Taddei, direttore francofono dell’Unione svizzera dei datori di lavoro
Jean-Paul Venditti, direttore del Centro di formazione francofono per elettricisti di rete (CIFER), ha evidenziato un problema specifico ma cruciale: la mancanza di elettricisti di rete, queste figure professionali essenziali per la gestione e la manutenzione delle infrastrutture energetiche svizzere. Secondo lui questa professione, pur essendo tecnica e strategica per la transizione energetica, soffre di una mancanza di visibilità e attrattiva tra le generazioni più giovani. “Riassumerei la situazione in tre parole: stimolo, entusiasmo e vocazione. Perché non esistono film, serie o videogiochi che mettono in risalto la nostra professione, mentre esistono per medici o agenti di polizia? » ha chiesto, auspicando una rivalutazione mediatica delle professioni tecniche. Per Venditti non si tratta solo di una sfida in termini di risorse umane, ma di una questione strategica per garantire la resilienza delle infrastrutture energetiche del Paese.
Una risposta collettiva e innovativa per gli elettricisti di rete
Per rispondere a questa carenza, Venditti offre soluzioni concrete e coraggiose, come la creazione di un fondo dedicato alla produzione di contenuti mediatici che promuovano le professioni tecniche, in modo da incoraggiare le vocazioni fin dai più giovani. Inoltre, insiste sull’importanza di investire nella formazione duale, che unisce teoria e pratica, per adattare le competenze degli apprendisti alle esigenze attuali e future del mercato. “Queste professioni devono diventare sinonimo di orgoglio professionale e prospettive future”, ha dichiarato.
Flessibilità e apertura: un mercato del lavoro adattato
Adrian Laha, rappresentante di swissstaffing, ha presentato i dati del Libro bianco della sua organizzazione, evidenziando le trasformazioni necessarie per affrontare la carenza di manodopera in Svizzera. Ha sottolineato che la flessibilità è diventata un fattore chiave per attrarre e trattenere i talenti in un mercato in rapida evoluzione. “La nostra indagine condotta su oltre 1.200 lavoratori mostra che la flessibilità – sia in termini di orari, luogo o divisione dei compiti – è essenziale oggi”, ha affermato. Laha ha inoltre sottolineato l’importanza di offrire condizioni adatte ai bisogni individuali, che potrebbero favorire il reinserimento di molte persone attualmente ai margini del mercato del lavoro.
Tuttavia, ha avvertito che questa nuova flessibilità comporta delle sfide, in particolare quando si tratta della salute e del benessere dei dipendenti. Secondo lui è imperativo adattare il quadro giuridico per proteggere i lavoratori in questo contesto di cambiamento. “Le aziende devono adattarsi alle aspettative delle nuove generazioni e offrire ambienti di lavoro più flessibili, ma non possono farlo senza un adeguato supporto legislativo”, ha aggiunto. Questo approccio, secondo Laha, rappresenta una delle opportunità non solo per risolvere l’attuale carenza, ma anche per reinventare il mercato del lavoro svizzero rendendolo più inclusivo e sostenibile.
La duplice responsabilità della diaspora albanese
@Arben Shabani, CEO di Hitachi Energy e membro di AES
Arben Shabani, dirigente di Hitachi Energy e membro dell’AES, ha fornito una visione unica della carenza di manodopera qualificata in Svizzera, sottolineando il ruolo cruciale della diaspora albanese in questa questione. “Come diaspora, abbiamo una doppia responsabilità: contribuire allo sviluppo del Paese in cui viviamo e allo stesso tempo sostenere il Paese da cui proveniamo”, ha affermato. Shabani ha sottolineato che l’apprendistato, pietra angolare del sistema educativo svizzero, è “la strada maestra” per integrare e formare talenti, e ha sottolineato l’importanza delle partnership tra aziende e istituti di formazione per garantire una pipeline costante di professionisti qualificati.
Una strategia internazionale e locale per rispondere alla carenza.
Arben Shabani ha inoltre illustrato dettagliatamente le iniziative di Hitachi Energy per affrontare la carenza di manodopera. L’azienda punta su una combinazione di soluzioni: esternalizzare alcune funzioni a centri operativi all’estero, come in India o nella Repubblica Ceca, e investire localmente in programmi di formazione con partner educativi svizzeri come LIBS (Industrielle Berufslehren Switzerland). “Questi approcci non solo ottimizzano le risorse, ma garantiscono anche una migliore pianificazione a lungo termine, in collaborazione con i nostri clienti e fornitori”, ha affermato.
Una strategia globale per il futuro del settore delle costruzioni
Nel settore delle costruzioni, spesso in prima linea a fronteggiare la carenza di manodopera, Antoine Racciatti, direttore delle risorse umane del gruppo Orllati, chiede un approccio collettivo e coordinato. Il gruppo Orllati ha istituito anche un sistema di borse di formazione in Kosovo, dimostrando il suo impegno concreto per lo sviluppo delle competenze locali e la creazione di sinergie internazionali. “Ogni azienda pensa in base alle proprie esigenze, ma la chiave è una visione comune”, ha affermato. Per lui, questa crisi va oltre gli interessi individuali delle aziende e richiede una riflessione globale che coinvolga i settori privato e pubblico.
La frammentazione degli sforzi, in cui ciascun attore agisce in modo isolato, rischia di compromettere iniziative essenziali per mantenere la competitività del settore. Sottolinea l’idea di un dialogo rafforzato tra gli attori del mercato e i decisori politici per stabilire misure trasversali in grado di rispondere in modo sostenibile alla carenza.
Unire talenti locali e internazionali: una visione equilibrata per il settore delle costruzioni
Tutti i relatori hanno insistito sulla necessità di coniugare sviluppo locale e contributo di talenti stranieri. Sebbene la formazione dei giovani in Svizzera rimanga cruciale, non è sufficiente. Hanno sottolineato l’importanza di semplificare i processi amministrativi e migliorare le condizioni di accoglienza dei talenti stranieri, migliorando al contempo le professioni dell’edilizia attraverso sforzi mirati: migliori condizioni di lavoro, modernizzazione delle infrastrutture di formazione e comunicazione rafforzate.
Rafforzare i legami tra la Svizzera e i Balcani per una cooperazione vantaggiosa per tutti
L’AES e l’associazione albinfo.ch si impegnano a rafforzare i legami tra la Svizzera e i Balcani, in una logica “win-win”. Mobilitando la rete di esperti albanesi, mirano a una cooperazione sostenibile ed equa, capace di ispirare collaborazioni internazionali per affrontare le sfide del mercato del lavoro.
@Ingegneria albanese della Svizzera (AES)
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