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Sono richiesti sei mesi di reclusione con sospensione della pena per l'ex candidato alla Riconquista dell'Hérault

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“Se è la guerra che la feccia vuole, la avrà. Negli anni '80 c'erano le ratonades. A rischio di scioccante, potrebbe ricominciare”. Questo fa parte del messaggio che Florence Médina ha postato su di lei Account Facebook, accessibile a tuttinel novembre 2023 e che gli è valso l'opportunità di comparire giovedì davanti al tribunale penale di Montpellier.

“A Perpignan abbiamo detto ratonnade per gli zingari”

La morte del giovane Thomas a Crépol l'aveva scandalizzata, “Ho reagito in modo esagerato, ero emozionato” spiega il cinquantenne dai capelli lunghi e biondi. Al timone, come durante la sua custodiaFlorence Médina riconosce di aver scritto questo messaggio ma contesta ferocemente il carattere razzista delle sue parole.

Alix Fredon, presidente del tribunale, può leggerle la definizione di “ratonnade”, il suo assessore le ricorda che questa parola deriva da “raton”, un insulto razzista per designare i nordafricani, Florence Médina ribatte senza batter ciglio che per lei, può essere italiano o zingaro. Giocando la carta dell’ingenuità, suggerisce alla corte: “Forse avrei dovuto scrivere 'vendetta'...''

Che livello scolastico hai? ? gli chiede allora il presidente
Bac +4 ma non letterariodesidera chiarire l'imputato
– Sì, ma padroneggi ancora la lingua francese?
Difficile per chi presentato sotto la bandiera di Eric Zemmour, nelle elezioni legislative del 2020 nell'Hérault, per rispondere negativamente.
Quindi non vedi il problema? insiste il presidente
No, non lo vedo.

Il MRAP e la LDH parti civili

Lei non si arrende “Non sono razzista” ripete, garantendole “Non c’è mai stata l’intenzione di attaccare persone innocenti”. Denuncia poi la strumentalizzazione dei media “giornalista che nasconde i fatti”et sottolinea il suo impegno umanitario tra le popolazioni colpite dalla carestia. Me Bernard Stento, il suo avvocato, da parte sua si rammarica “un omicidio” del suo cliente al quale ci siamo attaccati “un’etichetta famigerata”.

Non si tratta di giudicare le opinioni sostiene il pubblico ministero. Alain Octuvon-Bazile assicura che l'indignazione o l'emozione sono comprensibili. D'altra parte, ha detto, le parole “odioso”, “razzista”Chi “incitare alla violenza”caratterizzano un reato. Ha chiesto sei mesi di reclusione con sospensione della pena, 15.000 euro di multa e tre anni di ineleggibilità. La sentenza sarà pronunciata il 21 novembre.

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