Il Marocco ha risposto ancora una volta agli attacchi algerini sulla questione del Sahara marocchino. Davanti alla Commissione per i Diritti Umani dell’ONU, questa volta, la delegazione marocchina non ha esitato a rimettere al suo posto la sua controparte algerina che ha tentato di sfruttare la questione.
Dopo un intervento della delegazione algerina per cercare di dipingere un’immagine pessima dei diritti umani in Marocco e precisamente nelle sue province meridionali, la delegazione marocchina ha voluto fornire chiarimenti all’Algeria e alle delegazioni presenti.
“L’ossessione per il Sahara marocchino dimostra che l’Algeria è il principale attore in questa questione. L’Algeria è l’unico paese che ha sollevato la questione su questo punto dell’ordine del giorno”, ha esordito ricordando la delegazione marocchina.
A proposito dei diritti umani sollevati dalla diplomazia algerina per attaccare il Marocco, il rappresentante del Regno ha dichiarato: “L’Algeria ha parlato di diritti umani, ma l’Algeria è un modello da seguire in termini di diritti umani? Questo paese ha un passato oscuro in termini di diritti umani e commette violazioni, sia individuali che collettive, che si tratti del rapimento di giornalisti o del divieto di manifestazioni pacifiche”.
La delegazione marocchina ha menzionato anche la discriminazione razziale subita dalle tribù Amazigh (i Cabili) che chiedono solo il loro diritto all’autodeterminazione. “Si tratta di violazioni documentate dai relatori speciali”ricorda la diplomazia marocchina a proposito delle accuse algerine.
Tornando alla partecipazione dell’Algeria al Consiglio di Sicurezza quest’anno come membro non permanente e al suo ruolo nella tavola rotonda durante le discussioni sulla questione del Sahara, la diplomazia marocchina ha rivelato che i rappresentanti algerini hanno tentato due volte di modificare la risoluzione e le loro proposte non sono state adottate.
L’Algeria ha infatti chiesto che il mandato della missione ONU per osservare l’applicazione del cessate il fuoco nel Sahara (MINURSO) fosse esteso al rispetto dei diritti umani. I membri del Consiglio di Sicurezza hanno rifiutato questo tentativo algerino, “questo perché il Consiglio di Sicurezza sa che l’Algeria sta politicizzando la questione dei diritti umani contro il Marocco”ha indicato lo stesso relatore.
I membri del Consiglio, ha proseguito, sono pienamente consapevoli di ciò che si pratica in Algeria, ma anche a Tindouf, che è diventata, a causa dell’Algeria, un rifugio per gruppi dove non vengono rispettate nemmeno le minime condizioni di dignità. Si tratta di violazioni del diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario, ha sottolineato.
Algeria, “invece di assumersi la responsabilità dei propri fallimenti (…) ha attribuito la responsabilità agli Stati Uniti d’America, un paese amico, al quale esprimiamo tutta la nostra gratitudine per gli sforzi compiuti durante le consultazioni prima dell’adozione della risoluzione 2756 »ha aggiunto il diplomatico marocchino, sottolineando che questa risoluzione sottolinea il ruolo delle commissioni sui diritti umani, sia dell’ONU che dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR), nella promozione dei diritti umani e nella cooperazione con organismi speciali mandati.
Per quanto riguarda la presunta volontà algerina di sostenere i Caschi Blu dell’ONU o di condividere la loro esperienza, il rappresentante della delegazione marocchina è rimasto sorpreso da questa iniziativa dato che l’Algeria non ha mai schierato un solo soldato sotto la bandiera delle operazioni di mantenimento della pace.
“L’Algeria, con la questione del Sahara marocchino, vuole essere un pugnale, ma questo non fa che rafforzare il nostro impegno a difendere l’unità e l’integrità territoriale del nostro Paese”, ha detto.
Infine, riguardo alla questione delle soluzioni politiche per il Sahara sollevata dai rappresentanti algerini, il diplomatico marocchino ha sottolineato il fatto che “L’Algeria non si assume la propria responsabilità storica o politica e ostacola la soluzione perché rifiuta di attuare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e di partecipare a tavole rotonde, come è avvenuto nel 2013 e nel 2019”.
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