FRANCIA 2 – DOMENICA 10 NOVEMBRE ALLE 13:15 – SERIE DOCUMENTARI
Augustin Trébuchon fu l'ultimo soldato francese a morire durante la Prima Guerra Mondiale. Oppure non lo era. Il dibattito è ancora vivo tra gli specialisti che, con documenti giustificativi e orologio da tasca in mano, discutono e talvolta disquisiscono su chi sia stata l'ultima vittima sul campo di battaglia, pochi minuti prima dell'entrata in vigore dell'armistizio, l'11 novembre 1918 alle ore 11 Sono. Un dibattito tanto affascinante quanto vano, come quello su chi sia il Milite Ignoto, sotto l'Arco di Trionfo, a Parigi. In entrambi i casi è solo la conseguenza del caso. Quindi, scegli Trébuchon!
Questa osservazione è il punto di partenza e di arrivo di un documentario in quattro puntate. Togliere questo dall'anonimato piuttosto che un altro, raccontare la guerra attraverso di lui, in fondo, non è metterlo su un piedistallo. È un omaggio a tutte le morti tra i 14 e i 18 anni, ai circa (triste e illuminante approssimazione) 1,5 milioni di persone pelose che hanno lasciato la loro pelle.
Interessarsi ad un pioupiou che, dopo quattro anni di guerra, ruppe la pipa all'età di 40 anni, quando l'armistizio era già firmato ma non ancora entrato in vigore, evidenziando un agente di trasmissione che senza dubbio portò il suo ufficiale ad annunciare l'imminente La fine della guerra dimostra anche l’assurdità di questo conflitto e l’insensibilità di uno stato maggiore che lanciava un’offensiva finale, rivelatasi poi suicida. che la vittoria era quasi confermata. Inoltre, la crudeltà di morire l'ultimo giorno, così vicino alla pace, ha spinto le autorità a retrodatare modestamente di un giorno, al 10 novembre, la morte di Augustin Trébuchon e dei suoi compagni sacrificati durante la battaglia di Vrigne-Meuse, in le Ardenne.
Leggi la storia (2018) | Articolo riservato ai nostri abbonati 11 novembre 1918: i soldati poco conosciuti di Vrigne-Meuse
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Quattro anni all'inferno
Augustin Trébuchon è un pastore della Lozère, orfano, senza moglie né figli. Dei suoi quattro anni all'inferno non lasciò traccia scritta. Di lui restano solo un volto, un uomo biondo con baffi sottili, e qualche riga polverosa negli archivi dipartimentali, che ripercorrono seccamente la sua carriera militare, le sue ferite e le sue medaglie. Alexandre Duyck aveva deciso di colmare le lacune biografiche con la fantasia in un bellissimo romanzo scritto in prima persona (AgostinoJC Lattès, 2018). Nel 2014, nel Il soldato non celebratoil regista Jérémie Malavoy ha scelto la modalità dell'animazione per restituire carne e spirito a questo soldato.
Romain Potocki e Manoé David hanno optato per un'altra modalità narrativa. Trovarono i reggimenti ed i luoghi dove era passato Agostino; hanno portato alla luce lettere o quaderni lasciati dai compagni d'armi. I loro discendenti sono filmati nei luoghi che descrivono, raccontando la vita dei loro antenati, e quindi un po' di Trébuchon al loro fianco. Gli artisti usano la tempera per dare vita ai protagonisti. Esprimono i loro pensieri nello stesso momento in cui il pennello scorre veloce sulla carta.
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Romain Potocki ha approfondito ciò che aveva sperimentato nel 2018 in un primo documentario, Nel nome dei padri (on demand su France.tv), già dedicato a questa mattina dell'11 novembre a Vrigne-Meuse. Nel suo nuovo film, il regista lo afferma “la questione del der des de non ha senso”. Ma la sua determinazione nel perseguire questo personaggio dimostra il contrario. Non possiamo biasimarlo.
Le deldocumentario di Romain Potocki e Manoé David (Fr., 2024, 4 × 23 min).
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