(SenePlus) – In un’intervista rilasciata a RFI questa settimana, Jean-Marie Bockel, ex segretario di Stato ed inviato personale del presidente Emmanuel Macron per la riconfigurazione del sistema militare francese in Africa, rivela i contorni della sua missione diplomatica, in particolare riguardo al futuro del la presenza militare francese in Senegal.
La questione senegalese appare in questa materia particolarmente delicata. Mentre diversi paesi come il Ciad, il Gabon e la Costa d’Avorio sono già stati oggetto di discussioni avanzate, il Senegal resta in sospeso. “Ci sono state queste dichiarazioni che non ci sono sfuggite”, riconosce Jean-Marie Bockel, riferendosi alle osservazioni del primo ministro Ousmane Sonko sull’incompatibilità tra la sovranità nazionale e la presenza di basi militari straniere.
Tuttavia, la posizione senegalese sembra più sfumata di quanto appaia. Durante la sua visita a Parigi il 20 giugno, il presidente Diomaye Faye ha temperato questo approccio. “Ha avuto l’opportunità di dire al presidente Macron, che parlava della possibilità di andarsene, che no, che dovevamo semplicemente darci il tempo per stabilire una posizione chiara sul futuro della base militare”, riferisce l’inviato speciale.
Questa trasformazione fa parte di una più ampia revisione del sistema militare francese in Africa. Bockel precisa: “Dobbiamo mantenere un sistema di base che permetta, in termini di accesso, logistica, capacità, di aumentare le nostre forze […] ogniqualvolta sia necessario, su richiesta del partner.”
La Francia sembra favorire un approccio qualitativo piuttosto che quantitativo, come sottolineato da una citazione riportata da Bockel di un presidente africano: “Ciò che conta non è il numero di soldati francesi domani nella mia base, è quello che saremo in grado di fare ancora meglio insieme.”
Per il Senegal, le discussioni concrete dovrebbero iniziare dopo le elezioni legislative di novembre. “Il giorno dopo le elezioni di novembre, ci sarà un momento importante in cui i funzionari senegalesi potranno dire ai funzionari francesi ‘questo è quello che vogliamo, è giunto il momento di parlarne'”, indica Jean-Marie Bockel.
L’ex segretario di Stato distingue chiaramente “cosa si può dire in un periodo di cambiamento” e “cosa si può fare il giorno dopo le elezioni”, suggerendo che la posizione finale del Senegal potrebbe essere più pragmatica di quanto le iniziali delle dichiarazioni non lasciassero intendere.
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