Pronta a firmare un accordo negli Stati Uniti, la limonata Elixia teme un aumento delle tasse
Non si può parlare di panico da parte del produttore di limonata artigianale Elixia, con sede a Champagnole, ma resta d'obbligo la cautela. “Evidentemente l’elezione di Trump ci preoccupa un po’. Potrebbero esserci nuove tariffe doganali applicate ai prodotti agroalimentari europei”, teme il suo manager Hugo Sublet. C'è da dire che il mercato americano vale dal 15 al 20% del fatturato dell'azienda, per circa 200.000 bottiglie vendute ogni anno. “Nel 2024, dal 40 al 50% del nostro fatturato sarà esportato in una trentina di Paesi tra cui gli Stati Uniti. Il Paese è il nostro maggiore cliente di esportazione, davanti a Corea del Sud, Hong Kong e Taiwan”, aggiunge Hugo Sublet.
Le tasse al 20 o al 40% sarebbero catastrofiche
Da otto mesi l’import-export tende tuttavia a svilupparsi, dopo diversi anni di stasi post-Covid. Dopo il New Jersey per la costa orientale e il Texas lo scorso anno per il sud del Paese, l'azienda è addirittura in procinto di siglare un terzo contratto con un nuovo importatore californiano (West Coast), incontrato alla Fiera internazionale dell'agroalimentare (SIAL ) a Parigi a metà ottobre. Nuove tasse sulle importazioni potrebbero però spingere le aziende a trasferirle sui prezzi, in altre parole a incoraggiare l’inflazione e porre fine al commercio internazionale.
Con un prodotto etichettato Made in France, venduto nei bar, negli hotel, nei ristoranti e nelle panetterie francesi o anche nei reparti di specialità gastronomiche delle grandi marche di edilizia e arredamento, la limonata Jura si rivolge a una clientela con un potere di acquisto elevato, meno colpita dagli aumenti di prezzo . Hugo Sublet, però, preferisce aspettare prima di versare la limonata: “Se le tasse di importazione salgono al 5 o al 10%, aumenteranno ancora, al 20 o al 40%, sarà catastrofico. »
Margaux Balfin
France
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