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Vienna. Staatsoper. 29-X-2024. György Kurtág (nato nel 1926): Endgame, basato sull'opera teatrale di Samuel Beckett. Regia, scenografia e costumi: Herbert Fritsch. Con Charles Workman (Nagg), Hilary Summers (Nell), Philippe Sly (Hamm), Georg Nigl (Clov). Orchestra dell'Opera di Vienna; regia: Simone Young.
Per questa nuova produzione di Fine del giocoSimone Young dà colore all'orchestra, ma la preparazione dei cantanti non è completa.
L'opera contemporanea funziona sicuramente: dopo la sua creazione a Milano e la tournée della produzione inaugurale di Pierre Audi, avvenuta tra l'altro a Parigi, Fine del gioco di Kurtág è già alla sua terza produzione, dopo alcune rappresentazioni a Dortmund e in attesa di una quarta produzione a gennaio a Berlino.
Sembra che l'Opera di Vienna abbia avuto un'ottima idea nell'affidare questo spettacolo a Herbert Fritsch, regista-scenografo-costumista esperto dei colori accesi e dei gesti comici più sfrenati, per mettere in risalto la comicità dell'opera, al posto della triste fine del mondo disegnata da Pierre Audi. Fritsch fa sicuramente meglio del suo predecessore nel dirigere gli attori, anche se Clov, unico personaggio mobile, ne beneficia molto più di Hamm in poltrona, e soprattutto della coppia genitoriale: Fritsch dà una forma più astratta alla famosa spazzatura, ma possiamo Non dico che offra qualcosa per sostituire la poesia marcia del pezzo originale. Rifiuta qualsiasi colore per l'arredamento, la cui forma scatolare è un po' troppo fedele alla tradizione, e il fatto che le pareti e il soffitto a volte si allontanino non è molto significativo. Nei costumi, al contrario, c'è colore, ma con una misura insolita per lui, come se tenesse costantemente d'occhio la sua golosità teatrale. Aspetteremo quindi ancora il regista che oserà liberarsi dai vincoli scenici prescritti da Beckett e dai suoi discepoli.
In platea è Simone Young a dirigere l'Orchestra dell'Opera di Vienna: l'orchestra ha una vera bellezza di suono, con toni più aspri di quelli che avevamo sentito alla Scala, la delicatezza di un burattino perfettamente disarticolato nella situazione qui, che è tanto più notevole in quanto la Filarmonica di Vienna è attualmente in tournée in Asia; ma questa grande qualità orchestrale non si estende alla preparazione dei cantanti, dei quali solo Hilary Summers, che faceva parte del cast originale, ha lavorato direttamente con il compositore. Dei tre nuovi, è Georg Nigl (Clov) a fare meglio: con una grazia chapliniana, si rivela perfettamente in linea con l'universo di Fritsch, anche se il contesto mantiene la sua interpretazione in una superficialità non all'altezza il suo consueto potere creativo.
Al contrario, Philippe Sly appare troppo leggero in Hamm: Frode Olsen, l'interprete della creazione, era di un'oscurità assoluta, dietro la quale brillava solo di più l'umorismo devastante. Un umorismo che questo secondo interprete del ruolo mette in risalto, aiutato dalla regia di Fritsch che lo rende una sorta di burattino sconnesso, come se vedessimo solo il busto alla Guignol: è un progresso dal punto di vista visivo, e il mettere in primo piano l'umorismo non è di per sé una cosa negativa, ma in questo caso questo umorismo dovrebbe essere la porta d'accesso a tutte le indicibili profondità del personaggio.
Nella coppia genitoriale, Hilary Summers conserva il beneficio del meticoloso lavoro svolto durante la creazione con il compositore, anche se la regia la limita un po'; Carlo Operaio succede a Leonardo Cortellazzi, la cui inquietante fantasia giovanile ha dato al personaggio di Nagg una presenza ed un'emozione singolari nella scena dei genitori. A Workman manca questa leggerezza e giocosità infantile, che rende la scena molto più banale.
Il problema principale dei cantanti, però, è che sembrano costantemente fluttuare, come se dovessero muoversi con molta cautela su un substrato orchestrale incerto: perdiamo ad esempio una sillaba qui, una sillaba là, come se dovessimo costantemente scendere a compromessi. tra le note e il testo e non possiamo fare a meno di vedere la conseguenza del sovraccarico di lavoro che costituisce per Simone Young la sostituzione che sta effettuando in questo momento alla Scala per un O del Reno inizialmente affidato a Christian Thielemann.
La cosa più strana della serata, però, è la sua brevità: meno di 100 minuti di musica (quindi ben dieci minuti in meno rispetto alla creazione o rispetto alla versione in concerto data ai Proms del 2023), senza pause tra il palco, un'opzione che le differenze di ritmo non sembrano giustificare. Questa eliminazione delle pause, che a noi della Scala sembrava un po' lunga, porta qui non a creare continuità, ma a far perdere la loro individualità alle diverse “Scene e monologhi”. Il programma non dà alcuna indicazione sulla versione utilizzata, se non che Kurtág sembra non aver rinunciato a completare la messa in musica del pezzo: c'è da sperare infatti che la partitura cresca ulteriormente anziché ridursi in questo modo.
Crediti fotografici: © Wiener Staatsoper / Sofia Vargaiová
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Vienna. Staatsoper. 29-X-2024. György Kurtág (nato nel 1926): Endgame, basato sull'opera teatrale di Samuel Beckett. Regia, scenografia e costumi: Herbert Fritsch. Con Charles Workman (Nagg), Hilary Summers (Nell), Philippe Sly (Hamm), Georg Nigl (Clov). Orchestra dell'Opera di Vienna; regia: Simone Young.
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