Amira Z., una badante di 34 anni, è stata processata il 21 ottobre, in particolare per “apologia di terrorismo” e “crimine contro l'umanità”. Da allora la decisione del tribunale è stata riservata.
Le Figaro Nice
In custodia cautelare dal 19 settembre, Amira Z., fondatrice dell'associazione “Nice à Gaza”, figura locale tra le più radicali della causa palestinese, è stata condannata lunedì a tre anni di carcere, di cui due con la condizionale. per “apologia del terrorismo” e “incitamento all’odio”.
Qualche mese prima, questa badante di 34 anni, madre di una bambina disabile, aveva scritto sui social network una serie di commenti incredibilmente violenti in relazione al conflitto tra Israele e Hamas. Ha ritenuto, ad esempio, che l’attentato del 7 ottobre 2023 fosse “di legittima difesa per i palestinesi” o che il leader di Hamas Yahya Sinwar – soprannominato “il macellaio di Khan Yunis” – fosse “il nuovo volto della Resistenza. A volte denunciando “Islamofobia” della Francia, a volte il “vigliaccheria infinita” del sindaco di Nizza, Christian Estrosi, che brandirebbe “la bandiera della vergogna” (quello di Israele, installato sul frontone del municipio dal 7 ottobre), è finita per essere arrestata, posta in custodia di polizia poi incriminata e posta in custodia cautelare.
Frase modificata
Il 21 ottobre è stata processata davanti al Tribunale penale di Nizza per 13 reati tra cui “apologia del terrorismo”, “provocazione all’odio, alla violenza e alla discriminazione” e “apologia di crimini contro l’umanità”. In tribunale, come durante le udienze, non ha negato di essere l'autrice di tutti i tweet come “La distruzione di Israele è imminente. oppure “Dal 7 ottobre sono antisemita”. Cos’altro possiamo dire di questa citazione inclusa in un tweet: “Hitler ha commesso un grosso errore. Avrebbe dovuto mettervi tutti nelle camere a gas”. Quando il sindaco di Nizza ha rivolto il suo pensiero alla famiglia e ai cari dei sei ostaggi israeliani i cui corpi contusi erano appena stati scoperti, l'imputato ha lanciato un tweet molto cinico: «Mazel Tov!» (Congratulazioni in ebraico).
Nel corso dell'udienza quest'ultima aveva debolmente fatto sapere di non pensarci più, adducendo imbarazzo. “Il 7 ottobre è un atto terroristico”aveva indicato in tal senso al presidente del tribunale, un modo per mostrare le sue credenziali. Un riscatto che non aveva ancora convinto né la parte civile né il pubblico ministero. Aveva chiesto una condanna a 30 mesi di reclusione, di cui 18 mesi con la sospensione con braccialetto elettronico. Una condanna accompagnata dalla privazione del diritto di eleggibilità per dieci anni e dall'iscrizione nello schedario degli autori di reati terroristici.
In definitiva, Amira Z. non dovrebbe tornare nelle celle del carcere di Nizza poiché anche la sua condanna definitiva verrà eseguita a casa sotto sorveglianza elettronica. L'attivista è stato inoltre condannato, a seguito delle richieste della Procura, a dieci anni di ineleggibilità e un risarcimento di complessivi 7.500 euro. Il suo computer, che gli è stato confiscato nell'ambito delle indagini, non gli verrà restituito.
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