L'arresto di Michel G. ha richiesto l'intervento del Raid a Emerainville. A più di tre anni dalla tragedia, è giunto il momento per quest'uomo di 77 anni di dare spiegazioni. Da questo lunedì – e per tre giorni – questo padre è sotto processo per omicidio e tentato omicidio. E questo, in quanto recidivo a causa di una precedente condanna per rapina.
La posta in gioco è alta: il settantenne rischia l'ergastolo per aver, il 30 maggio 2021, tolto la vita a Jennifer, 41 anni, con la quale aveva avuto una relazione in passato. La vittima è stata uccisa con quattro colpi di pistola alla testa e al petto. L'imputato è sotto processo anche per aver ferito con diversi proiettili uno dei suoi vicini.
L'udienza si preannuncia complessa, con le versioni dei testimoni e quella degli imputati non proprio concordi. La giuria penale approfondirà i colpi di scena della vita sentimentale, anche complicata, di Jennifer – sposata e madre – e di Michel G., per cercare di comprendere l'atto criminoso. Un indizio forse: quello della gelosia dell'imputato e del forte attaccamento che provava nei confronti della vittima.
Il dramma si è consumato domenica 30 maggio 2021, alla fine della giornata, in un appartamento dell'edificio di tre piani situato al numero 1 di place Saint-Just, a Emerainville. Da Rabah, più precisamente, da un'amica di Jennifer. L'imputato – che abitava nello stesso stabile – si era presentato nell'alloggio, la porta non era mai stata chiusa a chiave. Era armato con la sua rivoltella calibro 38. Ha fatto in tempo a scoppiare una discussione? Sono state scambiate parole o insulti? Chi c'era veramente nella stanza e dove? I dibattiti in Corte d’Assise forse potranno gettare più luce su questo.
Resta il fatto che Michel ha sparato in direzione di Rabah, ferendo il sessantenne al petto e al braccio. Prima di puntare la pistola contro Jennifer. Secondo Rabah, quest'ultima era caduta a terra quando l'imputato le aveva sparato alla testa, a bruciapelo. Le versioni differiscono su questo punto. Una sola certezza: dopo il delitto Michel è tornato a casa con la sua arma e si è chiuso nel suo appartamento. Forse con l'intenzione di suicidarsi. Ciò ha innescato l'intervento del Raid, un'unità d'élite della polizia nazionale specializzata nelle aggressioni. Dopo uno scambio con il negoziatore, Michel si è arreso senza violenza alla polizia intorno alle 22:25.
Al termine del suo atto d'accusa davanti a un giudice istruttore del tribunale di Meaux, Michel G. è comparso davanti a un giudice delle libertà e della detenzione. “Non ho mai schiaffeggiato una donna. Non avrei mai pensato di farlo un giorno. È stata come una scintilla ma mi sono subito pentito di quello che ho fatto», ha spiegato al magistrato, che lo ha posto in custodia cautelare. L'imputato è stato automaticamente posto in isolamento. La personalità di questo ex rapinatore, condannato nel 1988 e nel 1996 dalla corte d'assise della Charente-Maritime e da quella del Pas-de-Calais a due condanne a dodici anni di reclusione penale, sarà al centro del processo.
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