l'essenziale
La Francia e gli Stati Uniti sono legati da una lunga storia che attinge al cuore dei loro valori universalisti. Ma il rapporto non è stato sempre facile e talvolta era molto teso. Sarà, in ogni caso, molto diverso a seconda di chi, Donald Trump o Kamala Harris, occuperà lo Studio Ovale della Casa Bianca.
Se le elezioni presidenziali americane sono seguite così da vicino in Francia, è perché avranno delle conseguenze per l’Europa, ma anche perché i nostri due paesi hanno un rapporto lungo e unico, che oscilla tra ragione e passione, e perché le nostre due nazioni sono state portatrici di un ideale universalista per due secoli e mezzo.
Dalla battaglia di Yorktown del 1781, in cui la Francia appoggiò in modo decisivo gli insorti americani contro gli inglesi, le nostre due nazioni hanno stretto legami profondi, oscillando tra ammirazione reciproca e differenze strategiche.
Da Lafayette a Tocqueville
La genesi di questo rapporto unico risale al Marchese de Lafayette, eroe della Rivoluzione Americana, che incarna il primo ponte tra la Francia e gli Stati Uniti. Giovane aristocratico francese innamorato degli ideali dell'Illuminismo, Lafayette combatté al fianco di George Washington, diventando molto più di un alleato militare: un simbolo vivente dell'amicizia franco-americana, celebrata ancora oggi.
Qualche decennio dopo, Alexis de Tocqueville offrirà il primo sguardo analitico e approfondito alla democrazia americana. La sua opera “Sulla democrazia in America” rimane un testo fondante, a dimostrazione che il dialogo tra le due nazioni va ben oltre le considerazioni geopolitiche per toccare la comprensione filosofica delle società.
A New York, la Statua della Libertà, offerta dalla Francia nel 1886, simboleggia questa amicizia. Le due Guerre Mondiali, infine, cementano un’alleanza che va oltre le semplici considerazioni diplomatiche: lo spargimento di sangue crea un legame quasi fraterno, celebrato ancora oggi con Joe Biden il 6 giugno per l’80esimo anniversario del D-Day.
Tuttavia, non sono mancati i disaccordi tra Francia e Stati Uniti. Nel 1966 De Gaulle lasciò il comando integrato della NATO. Nel 2003, l’opposizione francese alla guerra in Iraq, guidata da Dominique de Villepin al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, fratturò profondamente le relazioni franco-americane. Le “French Fries”, divenute poi “Freedom Fries” nei ristoranti americani, illustrano l’infantilismo che a volte può influenzare le relazioni diplomatiche.
Nel 2008, Barack Obama ha incarnato una forma di continuità intellettuale con l'eredità di Tocqueville. Durante i suoi due mandati, ha sviluppato un sofisticato approccio multilaterale, promuovendo alleanze storiche come quella con la Francia. Il suo discorso a Strasburgo nel 2009, dove celebrò esplicitamente l’amicizia franco-americana, fu una pietra miliare.
L’era Trump ha inaugurato una relazione tumultuosa nel 2016. Le sue ripetute critiche all'Unione europea, il suo unilateralismo e il suo evidente disprezzo per le alleanze tradizionali hanno messo alla prova il dialogo franco-americano.
Le virili strette di mano tra Trump e Macron
Emmanuel Macron, che ha parodiato il suo Rendi di nuovo grande l’America In Rendi di nuovo grande il pianeta quando Trump ha lasciato l’Accordo sul clima di Parigi, ha cercato di mantenere un dialogo costante con una strategia che ha spesso applicato ad altri leader: sedurre e convincere attraverso un misto di diplomazia personale e fermezza. Ricordiamo l’interminabile stretta di mano virile tra i due presidenti nel maggio 2017 durante un vertice NATO a Bruxelles, poi ribadita nel 2018 durante un G7 in Quebec.
Cene di Stato durante le visite ufficiali e molteplici conversazioni telefoniche hanno scandito il primo mandato quinquennale con tentativi di riavvicinamento. Trump a volte si è lasciato sedurre – voleva copiare la nostra parata del 14 luglio a Washington – ma più spesso è stato indifferente o addirittura scandaloso, quando ha trattato i soldati americani sepolti nei cimiteri militari della Normandia come dei “perdenti”, e dei “suckers” (manichini).
Con l’arrivo di Joe Biden e Kamala Harris nel 2021, la situazione diplomatica è cambiata notevolmente; Anche il segretario di Stato Antony Blinken è un francofilo. Più aperta al multilateralismo, più propensa al dialogo, l’amministrazione democratica ha ripristinato un rapporto più tradizionale con la Francia con un’analisi condivisa sulle minacce che gravano sulle democrazie o sulla necessità di sostenere l’Ucraina di fronte alla Russia.
A Monaco nel 2022 in qualità di vicepresidente, Kamala Harris ha ribadito l’importanza del partenariato transatlantico che non è la priorità di Donald Trump, seguace di Amerca First, America first. Non c’è quindi da stupirsi che, a parte la RN, la classe politica francese sia più favorevole ad Harris, dimenticando talvolta che, anche i presidenti americani democratici, mettono sempre gli interessi degli Stati Uniti prima del resto.
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