Se non mancano le dispute politiche sull’energia, la questione idraulica costituisce un’eccezione. In Francia c’è consenso nel difendere la più antica e principale fonte di elettricità rinnovabile del Paese (11,9% della produzione nazionale nel 2023). E anche, oggi, dichiararsi contro la volontà della Commissione Europea di mettere in concorrenza la gestione delle grandi concessioni idroelettriche.
Di proprietà dello Stato, le dighe con una potenza superiore a 4,5 megawatt sono gestite principalmente da EDF. Molto più avanti di due filiali di Engie, la Compagnie nationale du Rhône e la Société hydroelectric du Midi.
Rilanciata a settembre presso l'Assemblea nazionale, è in corso una missione d'informazione parlamentare sulle “modalità di gestione e funzionamento degli impianti idroelettrici” per trovare una soluzione al contenzioso legale che impedisce, ormai da più di un decennio, qualsiasi investimento significativo. Soprattutto per le concessioni già scadute.
Il parco idroelettrico francese necessita di manutenzione per i suoi 25,7 gigawatt (GW) di potenza installata, inclusi 5 GW di stazioni cosiddette di “trasferimento di energia di pompaggio” (STEP). Stazioni essenziali per l'equilibrio del sistema elettrico, poiché consentono di immagazzinare l'energia idroelettrica, a differenza dell'eolico e del solare. EDF prevede ancora di sviluppare 2 GW di progetti entro il 2035, di cui 1,5 GW per STEP.
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In più di un decennio di lavoro parlamentare, Marie-Noëlle Battistel comincia a conoscere l’argomento. La deputata socialista dell’Isère è la relatrice dell’attuale missione, presso il centrista Philippe Bolo (Maine-et-Loire) – prima dello scioglimento dell’Assemblea nazionale il 9 giugno, aveva iniziato a maggio con Antoine Armand, allora deputato (Rinascimento ) per l'Alta Savoia, attuale ministro dell'Economia.
“Non ho rinunciato alla lotta”afferma l'autrice di un precedente rapporto d'informazione sull'argomento, nel 2013. Il suo documento, firmato all'epoca con il deputato dell'Alto Reno Eric Straumann (Unione per un movimento popolare), presentava già gli impianti idraulici come un “patrimonio nazionale” da preservare, non solo per la stabilità del sistema elettrico, ma anche per altri usi (acqua potabile, irrigazione dei terreni agricoli, turismo), anche per limitare le inondazioni.
“Una soluzione operativa nel più breve tempo possibile”
Sulla scia della liberalizzazione dei mercati energetici, a partire dal 2005, la Commissione ha chiesto alla Francia, ma anche all’Italia e alla Spagna, di “modificare la propria normativa in materia di concessioni idroelettriche”. Prima di mettere in guardia il Paese due volte, dal 2015 per “presunte violazioni delle regole europee sulla concorrenza”invocando una posizione dominante di EDF, e dal 2019 per mancato rispetto delle norme sulle concessioni idrauliche. “Le procedure restano aperte”spiega oggi l'istituzione.
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