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Il ritorno degli Engagés, senza paure né complessi

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Chi non conosce Wavre e soprattutto il suo Walibi, un parco divertimenti che attira ogni anno 1,5 milioni di belgi e persone dai paesi vicini? Wavre è una piccola città commerciale del Brabante di 34.000 abitanti, facilmente derisa per l’assenza di un centro culturale. Wavre è anche la roccaforte del liberale Charles Michel, presidente uscente del Consiglio europeo.

O meglio lo era. Perché al termine delle elezioni comunali di domenica scorsa, il Movimento riformista (MR, precedentemente presieduto da Charles Michel) ha perso Wavre. Hanno vinto la scommessa gli Engagés, suoi alleati a livello federale e nella regione vallona. Il partito centrista ha infatti deciso di allearsi con il PS e l’Ecolo, per rimandare all’opposizione i liberali del MR. La futura maggioranza avrà 21 seggi su 33 nel consiglio comunale.

Lo schiaffo è tanto più cocente in quanto il MR e gli Engagés hanno ottenuto 12 seggi ciascuno. Un’alleanza avrebbe dato loro la maggioranza. Ma i centristi hanno preferito formare una coalizione progressista “dell’olivo” con i socialisti e gli ecologisti. E prendendo in giro Georges-Louis Bouchez, l’onnipotente presidente del Movimento riformista che, conquistando la Vallonia, non si aspettava di essere “tradito” laddove il suo partito sembrava giocare sul velluto.

Il cambiamento ha una geometria variabile

“Domenica sera, quando abbiamo appreso dei risultati, abbiamo ricevuto numerosi messaggi di persone che ci dicevano che contavano su di noi per realizzare il cambiamento che avevamo promesso”, spiega il futuro sindaco Benoît Thoreau (Les Engagés). Quindi questo ci ha spinto ad attivare contatti con partner socialisti e verdi”. Benoît Thoreau spiega che la sua scelta è stata motivata dal desiderio di “cambiamento”, lo stesso cambiamento che Georges-Louis Bouchez ha continuato a sostenere negli ultimi mesi.

Ancora a Nivelles: la lista del sindaco liberale Pierre Huart, rimasto il gruppo politico più importante della città del Brabante con 11 seggi su 29, è anch’essa relegata all’opposizione da una coalizione dominata dagli Engagés.

La perdita di Wavre e Nivelles da parte dei liberali del Movimento riformista è piuttosto un simbolo. Ci ricorda che la politica municipale non è necessariamente in linea con le strategie nazionali. E, soprattutto, conferma l’impressionante rimbalzo dei centristi che si diceva fossero in agonia due anni fa, quando Les Engagés si chiamava Centro Umanista Democratico (CDH).

Da allora, Les Engagés sono volati di vittoria in vittoria. L’emittente pubblica francofona RTBF, che finora parlava della loro “remontada”, parla ora di “rinascita”. A Namur, il partito ha vinto le elezioni locali di domenica con il 43,61%, con un incremento del 14,3%. Ciò gli consente di ottenere 23 seggi nel consiglio comunale, un seggio in più rispetto alla maggioranza assoluta. Questo successo, come gran parte della resurrezione del partito, deve essere attribuito a Maxime Prévot, residente a Namur, l’uomo che ha salvato dall’annegamento l’ex CDH. Ha saputo trovare le parole giuste – e prendere in giro le “persone” per trasformarle in trappole vocali – per rivitalizzare questo gruppo politico che ha le sue lontane origini nel cattolicesimo.

In movimento in Vallonia come a Bruxelles

Nelle triple elezioni (federali, regionali, europee) del 9 giugno, il partito ha ottenuto il 20,7% dei voti nel sud del paese, affermandosi come una delle forze emergenti, soprattutto in coalizione con il MR, con il quale ora costituisce la maggioranza nel Parlamento vallone (43 seggi su 75). A Bruxelles, nonostante la situazione sia più complessa, questa dinamica di progressione si fa sentire anche.

Gli analisti attribuiscono il successo degli Engagés al loro posizionamento centrista, che piace agli elettori che cercano soluzioni socioeconomiche equilibrate e un rapporto pacifico con la cosa pubblica. Dopo aver trascorso un po’ di tempo all’opposizione, Les Engagés sono riusciti a trarre vantaggio dalla loro rimonta. Con il risultato che oggi si negozia la formazione del prossimo governo federale con i liberali dalla parte francofona, i socialisti, i democristiani e i nazionalisti dalla parte fiamminga. Per l’ex CDH, che nel secolo scorso era anche Partito Cristiano Sociale (PSC), questo ritorno al favore appare inaspettato dopo anni di difficoltà.

Riprenderanno le trattative per la formazione del governo

Fino a che punto si spingerà il desiderio dei centristi di tornare al lavoro? Il quotidiano francofono La sera si concentra questo giovedì sulla svolta comunitaria che rischiano di prendere i negoziati per la formazione del prossimo governo federale. Mentre si ricomincia con un nuovo rapporto dell’allenatore Bart De Wever al re Filippo, viene annunciato uno scontro tra i fiamminghi e i francofoni. La nuova base operativa del formatore nazionalista fiammingo prevede infatti la fine dei posti statutari nell’amministrazione, la messa al bando delle insegne condannazionali, ma anche la regionalizzazione di una serie di strutture federali, compresa la politica scientifica, con in chiave un prevedibile argomento sulla condividendo il bottino.

Il testo prevede inoltre che le istituzioni culturali federali stabilite a Bruxelles (Palais des Beaux-Arts, Théâtre royal de la Monnaie, Orchestra Nazionale) siano ora gestite dalle comunità fiamminga e francofona. Oppure che “gli istituti scientifici federali situati nelle Fiandre siano trasferiti nella regione fiamminga e quelli situati in Vallonia siano trasferiti nella regione vallona”.

In altre parole, il legame tra fiamminghi e francofoni potrebbe diventare ancora più allentato in futuro. Non è detto che l’idea piaccia ai liberali del Movimento riformista e agli Engagés che, pur affermandosi per un federalismo pragmatico, hanno poca voglia di spingere il Belgio un po’ più nelle ortiche.

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