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Il “panafricanista” Kemi Seba sospettato di legami con il gruppo paramilitare russo Wagner

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L’attivista Kemi Seba (al centro) durante una conferenza stampa a Parigi, giugno 2020. STEPHANE DE SAKUTIN/AFP

La custodia dell’attivista “panafricanista” del Benin Kemi Seba questa settimana è dovuta a sospetti «vincoli» con il gruppo paramilitare russo Wagner, lo abbiamo appreso venerdì 18 ottobre da una fonte vicina alla vicenda, confermando le informazioni di Mediapart.

Kemi Seba è stato arrestato lunedì presso la Direzione generale della sicurezza interna (DGSI) con l’accusa di ingerenza straniera. A questo punto è stato rilasciato mercoledì senza accusa, ma “le indagini continuano”ha indicato la procura di Parigi. Sono state avviate le indagini che hanno portato alla sua custodia cautelare “l’iniziativa della DGSI”ha riferito all’Agence -Presse un’altra fonte vicina alla vicenda.

Secondo il suo avvocato, Juan Branco, che ha denunciato con forza questo fermo di polizia, Kemi Seba è stato interrogato nell’ambito di un’indagine aperta per “intelligence con una potenza straniera […] allo scopo di suscitare ostilità o atti di aggressione contro la Francia”. Anche Kemi Seba, privata della nazionalità francese a luglio, è stata interrogata per sospetto “per mantenere l’intelligence con una potenza straniera […] rischia di danneggiare gli interessi fondamentali della nazione”.

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Nel marzo 2023 diversi media, tra cui la rivista digitale Fonti da Arte/CAPA, il quotidiano tedesco Il mondo e la rivista La giovane Africa, aveva pubblicato i Wagner Leaks, risultanti da un hacking di documenti interni del gruppo paramilitare Wagner, creato da Yevgeny Prigozhin, lui stesso morto in un incidente aereo nel 2023. Secondo questi documenti, l’oligarca russo ha finanziato e guidato alcune azioni del leader di Emergenze panafricaniste tra il 2018 e il 2019.

Kemi Seba, il cui vero nome è Stellio Gilles Robert Capo Chichi, è l’ex leader della Tribu Ka, un piccolo gruppo che rivendicava l’antisemitismo e sosteneva la separazione tra neri e bianchi prima di essere sciolto dal governo francese nel 2006. È stato condannato più volte in Francia per incitamento all’odio razziale e oggi è a capo del gruppo Emergenze Panafricaniste, beneficiando di una certa aura sui social network.

Il mondo con l’AFP

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