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Cinque uomini condannati per traffico di steroidi anabolizzanti nella Mosa

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Cinque uomini condannati nella Mosa. Di età compresa tra 33 e 41 anni, sono stati processati per traffico di steroidi anabolizzanti e ormoni della crescita, in particolare nei palazzetti dello sport del Grand Est, dopo aver ordinato, per due di loro, queste sostanze illegali su siti web dell’Europa dell’Est, tra il 2021 e il 2024.

Hanno ricevuto condanne che vanno da 6 mesi di carcere con semplice sospensione della pena a 18 mesi, 12 dei quali con sospensione condizionale.

La corte, nella sua sentenza resa mercoledì, ha respinto la circostanza di “banda organizzata” e ha rilasciato gli imputati presi di mira per motivi di “esercizio abusivo della professione di medico”.

“Abbiamo pochissima giurisprudenza in questo settore, ho sostenuto il fatto che si tratta di atleti, esiste l’allenamento sportivo, ma non siamo nel campo della medicina e il mio cliente non si è trovato di fronte a malati, non ha svolto prestazioni un atto di cura”ha ricordato l’avvocato di uno degli imputati, Thomas Koukezian.

Per il pubblico ministero Sophie Partouche la tratta è stata caratterizzata in modo particolare “tramite ordini all’estero”e con a “organizzazione piramidale” dove due imputati si occupavano di impartire ordini per conto proprio e per conto di terzi, mentre altri fungevano più da intermediari.

Questo pubblico era “forse il primo” per il traffico di uno “tale grandezza” sugli steroidi anabolizzanti, ha osservato il magistrato.

Arrestato a febbraio

Gli imputati sono stati arrestati in febbraio, nel quadro di una vasta operazione di polizia lanciata contemporaneamente in Lorena ma anche nelle Ardenne, nel Basso Reno e nell’Ille-et-Vilaine, mobilitando 70 investigatori, ha poi indicato la Partouche.

Durante le ricerche, “diverse centinaia di scatole di steroidi anabolizzanti e ormoni della crescita” rinvenuto, per un valore di mercato di circa 40.000 euro.

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In udienza i cinque imputati, uomini dal fisico atletico, hanno detto tutti la loro «passione» per il bodybuilding, anche il bodybuilding che alcuni praticavano in competizione.

Di più “il gioco non valeva la pena” ha concluso in udienza uno degli imputati, assicurando che non avrebbe ripreso le gare di bodybuilding, che era la sua passione.

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