I dati sulla tratta e lo sfruttamento degli esseri umani in Francia sono stati pubblicati ieri dal Ministero degli Interni. Tra il 2016 e il 2023 a Mayotte sono state registrate 169 vittime. Il lavoro nero, retribuito, le condizioni abusive, gli esempi di sfruttamento lavorativo sono numerosi. Sull’isola le vittime sono soprattutto migranti comoriani.
24 vittime ogni 100.000 abitanti a Mayotte… Rispetto a una media nazionale di 3 vittime ogni 100.000 abitanti l’anno scorso. Nel dettaglio, il nostro territorio si caratterizza soprattutto per casi di sfruttamento lavorativo, cioè di schiavitù moderna. Ciò rappresenta l’85% degli abusi commessi, il resto è suddiviso tra sfruttamento della prostituzione e traffico di esseri umani (5%).
Queste vittime sono principalmente di origine straniera, 6 vittime su dieci sono di nazionalità comoriana. A differenza del resto del Paese, le donne non sono sovrarappresentate, ci sono tante vittime maschili quanto femminili.
Questo rapporto del Ministero dell’Interno, tuttavia, rileva un basso tasso di condanne nei territori d’oltremare per casi di tratta e sfruttamento di esseri umani.
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© Imaz Press
Lo sfruttamento del lavoro è legato principalmente alle disparità economiche
Sempre più persone che vivono nei paesi in via di sviluppo lasciano il proprio paese per lavorare all’estero. Spesso sono disposti ad accettare condizioni di lavoro ben al di sotto degli standard legali locali. La maggior parte dei fascicoli riguarda il settore dell’agricoltura, dell’edilizia e dei lavori pubblici (BTP) e quello alberghiero e della ristorazione.
©R. Defrance
È il caso di Mayotte, dove le situazioni di sfruttamento possono essere rilevate dall’ispettorato del lavoro nel corso di un’ispezione casuale o mirata o di un’indagine avviata a seguito di una denuncia delle vittime o di segnalazioni (sindacati, associazioni specializzate, ecc.)
Le vittime soffrono di condizioni di vita e di lavoro estremamente abusive, sottopagate, orari e giorni di riposo non rispettati, ecc., condizioni di lavoro che hanno conseguenze sulla salute e la sicurezza dei lavoratori o che violano la loro dignità umana.
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