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La vicepresidenza dell’UA deve far fronte alla rivalità Marocco-Algeria

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Sicuramente la battaglia per la presidenza della Commissione dell’UA attira l’attenzione! In effetti, lo ha fattoQuando Dopo la corsa alla presidenza della Commissione dell’Unione Africana con i due principali candidati, il keniano Raila Odinga e il gibutiano Mahmoud Ali Youssouf, si svolge parallelamente un’altra battaglia più discreta.

Si tratta dei numerosi incarichi che verranno ridistribuiti dopo la fine del mandato di Moussa Faki Mahamat, primo fra tutti quello, molto strategico, di vicepresidente della Commissione dell’UA. L’elezione a vicepresidente della Commissione dell’Unione Africana (UA), una delle posizioni più strategiche all’interno dell’UA, deve andare a un rappresentante del Maghreb. Ciò ovviamente non manca di interesse, soprattutto perché coinvolge profonde questioni geopolitiche tra Marocco e Algeria.

Per il momento si svolge in un clima particolarmente teso, anche se discreto, tra due figure di spicco della scena diplomatica africana. Sei candidati in lizza per questo ruolo, ma tutti gli occhi sono puntati su due favorite: la marocchina Latifa Akharbach e l’algerina Selma Malika Haddadi. Queste due donne si trovano oggi al centro di un duello che riflette la storica rivalità tra Rabat e Algeri e che continua ad intensificarsi nel continente africano. Queste elezioni appaiono quindi come un nuovo campo di battaglia.

Latifa Akharbach vs Selma Malika Haddadi: una rivalità formidabile

Latifa Akharbach, candidata marocchina, non è estranea ai misteri della diplomazia internazionale. Vera figura della diplomazia marocchina, si è affermata grazie alla sua esperienza internazionale e alle sue capacità di negoziazione. Ex giornalista e Ministro delegato agli Affari esteri, attualmente presiede l’Alta Autorità per la Comunicazione Audiovisiva (HACA).

Incarna una figura moderna nella diplomazia marocchina, guidata da una chiara visione strategica. Questa carriera eclettica e ricca testimonia la sua capacità di destreggiarsi tra diverse responsabilità unendo le persone intorno a lei. È d’altronde questo profilo pragmatico e consensuale che attira il suo sostegno, sia all’interno dell’Unione africana che a livello internazionale.

Il Marocco, rientrato nell’UA nel 2017, sta facendo tutto il possibile per rafforzare la propria presenza nell’organizzazione continentale. E queste elezioni costituiscono un’occasione d’oro per Rabat per consolidare i suoi risultati. Sotto l’egida del re Mohammed VI, il Marocco ha intensificato i partenariati in Africa, sia nel campo economico, che in quello agricolo o energetico. Per Rabat la candidatura di Akharbach è un asset strategico. La vicepresidenza della Commissione dell’UA rappresenterebbe la consacrazione di questa strategia e un forte simbolo dell’ascesa del potere marocchino sulla scena africana.

La candidatura di Akharbach si inserisce quindi in questa dinamica di cooperazione. Il suo profilo versatile e il suo impegno per il dialogo e lo sviluppo africano ne fanno una candidata seria, anche se il suo percorso è disseminato di insidie ​​a causa della forte concorrenza con l’Algeria e persino con l’Egitto.

Di fronte ad Akharbach, Selma Malika Haddadi, candidata algerina, ha una carriera diplomatica all’interno del Ministero degli Affari Esteri algerino. Ambasciatore in Etiopia e rappresentante dell’Algeria presso l’Unione Africana. A differenza della rivale marocchina, non ha mai guidato grandi istituzioni nazionali o internazionali. Ciò potrebbe costituire un ostacolo alla sua candidatura in una posizione strategica come quella di vicepresidenza della Commissione dell’UA, dove la gestione di importanti dossier amministrativi è essenziale.

L’Algeria, che afferma di essere tradizionalmente influente all’interno dell’organizzazione panafricana, vede queste elezioni come un’opportunità per mantenere la propria influenza in Africa. Soprattutto di fronte ad un Marocco sempre più presente. Al di là delle personalità, queste elezioni rivelano gli equilibri di potere tra Marocco e Algeria all’interno dell’UA.

Una battaglia con una posta in gioco diplomatica alta

Tuttavia, la strategia algerina soffre di una certa vaghezza. Algeri, infatti, ha presentato un secondo candidato, Salah Francis El Hamdi, ex ambasciatore algerino presso l’Unione Africana, che ha seminato dubbi sulle vere intenzioni dell’Algeria. È questo un modo per rafforzare le tue possibilità presentando due candidati? O, al contrario, una tattica per confondere le cose e complicare il processo elettorale? Questa decisione potrebbe danneggiare Haddadi, diluendo i voti favorevoli all’Algeria.

Anche l’egiziana Hanan Morsy si posiziona come una seria contendente. Ex alto funzionario della Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite, questo economista, che ha lavorato anche presso la Banca africana di sviluppo (AfDB), potrebbe approfittare dell’intensa concorrenza tra Marocco e Algeria per distinguersi e rafforzare le proprie possibilità di successo.

D’altro canto, la libica Najat Hajjaji, sebbene ex presidente della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani all’inizio degli anni 2000, non dovrebbe cedere al taglio, i suoi stretti legami con il regime di Gheddafi potrebbero giocare un ruolo nel suo sfavore.

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