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2,3 miliardi trasferiti prima della registrazione del contratto con gli israeliani

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La gestione del Programma Tenute Agricole Comunitarie (Prodac), affidata all’Ispettorato Generale delle Finanze (Igf), rientra nei rapporti degli organismi di controllo trasmessi ai tribunali nell’ambito della caccia ai dignitari dell’ex regime sospettati di appropriazione indebita di fondi pubblici. La Divisione investigativa penale (Dic) aveva già ricevuto il fascicolo e le udienze erano state dichiarate imminenti.

Nell’edizione di questo lunedì, Libération ha svelato i primi scarafaggi di questa vicenda. Il giornale riporta infatti che la Prodac ha commesso un grave inadempimento nell’esecuzione del contratto che la legava alla Green 2000, la società israeliana responsabile della costruzione delle aree agricole del programma.

«Secondo l’Igf, sussurra la fonte, ancor prima che il contratto fosse registrato, la Prodac ha versato 2,3 miliardi di franchi CFA alla Green 2000 attraverso tre versamenti». Libération precisa che la società israeliana “ha ricevuto un ordine di avvio il 25 marzo 2016” seguito dai primi pagamenti il ​​30 maggio dello stesso anno.

E per ottenere i fondi necessari, sottolinea il quotidiano, Prodac avrebbe esercitato forti pressioni sul locatore Locafrique, inviandogli “quattro richieste di pagamento tra il 9 marzo e l’8 luglio 2016”. “Tuttavia, sottolinea la stessa fonte, il contratto in questione è stato notificato [à Green 2000] 25 luglio 2026”, anche dopo l’inizio dei pagamenti. “L’articolo 6 del contratto vincola chiaramente il pagamento dell’acconto di avviamento all’espletamento delle formalità di approvazione e registrazione del contratto. L’articolo 5.2 della convenzione di finanziamento prevede, come prerequisito per il pagamento di questo anticipo, la notifica dell’ordine di servizio per l’inizio dei lavori alla società Green 2000», ricorda Libération.

L’Igf ha definito questa violazione dei termini del contratto e dell’accordo di finanziamento del programma un “anacronismo difficile da caratterizzare”.

In questa vicenda viene citato l’ex ministro Mame Mbaye Niang, all’epoca dei presunti fatti capo del dipartimento della Gioventù che vigila sul Prodac. Sarebbe stato additato dal rapporto Ifg. Lo ha sempre contestato, arrivando a sostenere che il documento in questione non esiste nemmeno. Ousmane Sonko, allora avversario, difese il contrario. Ciò gli è valso la condanna per diffamazione, che ha portato alla sua ineleggibilità alle ultime elezioni presidenziali. Divenuto primo ministro, il leader di Pastef ha dichiarato che non solo il rapporto Igf in questione era disponibile, ma che era stato trasmesso ai tribunali.

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