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L’Ateneo migliora le strutture digitali dedicate alla ricerca –

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L’Ateneo migliora le proprie strutture digitali dedicate alla ricerca

Da quando il concetto di scienza aperta è stato integrato nelle strategie nazionali circa dieci anni fa, le infrastrutture digitali dedicate ai dati della ricerca sono diventate sempre più importanti. I ricercatori sono incoraggiati, se non obbligati, a presentare il proprio lavoro su piattaforme per condividerlo e renderlo sostenibile. Nel 2017 Swissuniversities e il FNS hanno adottato una strategia nazionale per l’accesso aperto, rivista nel 2024. Anche le autorità universitarie nazionali hanno pubblicato nel 2021 una strategia sugli Open Research Data. Per incoraggiare questi approcci, il FNS può finanziare le attività di deposito.

Attraverso la tecnologia digitale, gli scienziati beneficiano anche di una potenza di calcolo che sta rivoluzionando il modo in cui viene condotta la ricerca, sia nelle scienze umane e sociali che nelle scienze naturali.

In UNIGE il programma “Infrastrutture e Servizi Digitali per la Ricerca” si presenta da quest’anno accademico con diverse novità. Facendo affidamento sugli standard delle discipline umanistiche digitali per la condivisione delle risorse visive, il servizio hedera ora facilita l’analisi dei dati semantici, la loro interoperabilità e condivisione, nonché la loro possibile elaborazione da parte dell’intelligenza artificiale. Gli archeologi dell’Università hanno depositato un insieme di oltre 8.700 vetrini di oggetti archeologici che testimoniano l’importante evoluzione sociologica subita dall’essere umano tra il Neolitico e l’Antichità. Uno dei vantaggi di hedera è che consente la visualizzazione e la gestione delle immagini tramite il protocollo IIIF (International Image Interoperability Framework) che si adatta a un’ampia varietà di formati. Gli storici dell’arte lo utilizzano anche per studiare i fenomeni legati alla globalizzazione delle immagini.

Hedera è collegata anche alla piattaforma Yareta. Riconosciuto dalla FNS e utilizzato da diversi anni presso UNIGE per il deposito e la condivisione dei dati, quest’ultimo è stato recentemente arricchito di nuove funzionalità. Gli scienziati possono in particolare dichiarare il grado di sensibilità dei loro dati nonché le condizioni di accesso relative agli obblighi contrattuali. Creata su iniziativa dello Stato di Ginevra, Yareta ha recentemente ottenuto la certificazione internazionale Core Trust Seal.

L’interfaccia dell’Archivio Aperto UNIGE, su cui i ricercatori presentano i propri articoli scientifici e lavori di tesi per diffonderli quanto più capillarmente possibile, è stata completamente rivista. Ogni autore ora ha una dashboard personalizzata che elenca tutte le sue pubblicazioni e le statistiche di consultazione e download. In questo archivio istituzionale, nato in seno al movimento dell’accesso aperto, sono integrati anche gli identificatori ORCID, che consentono di identificare universalmente gli autori dei contributi accademici. Offrono la possibilità di completare automaticamente il profilo dei ricercatori con le loro pubblicazioni.

Infine, presso Campus Biotech è stato messo in servizio un nuovo cluster di calcolo ad alte prestazioni denominato “Bamboo”. Si aggiunge a due impianti esistenti dello stesso tipo, Baobab e Yggdrasil. Particolarmente adatto per simulazioni 3D, apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale generativa, soddisfa i più recenti requisiti in termini di consumo energetico. Per ragioni sia ambientali che economiche, il suo utilizzo sarà a pagamento oltre le 100.000 ore di calcolo, a partire da gennaio 2025. Questa pratica è già diffusa nella maggior parte delle università svizzere.

Poiché l’impronta di carbonio legata all’utilizzo delle infrastrutture di ricerca digitale diventa una preoccupazione centrale, è stato pianificato anche un piano per sostituire i server più vecchi dell’Università.

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