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Alzheimer, cresce la speranza di una cura

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La speranza terapeutica di fronte all’Alzheimer continua a crescere. Per la prima volta un farmaco può invertire l’evoluzione della malattia Oggi in Svizzera sono 150’000 le persone affette da questa forma di demenza.

Grazie al suo Centro della Memoria, Ginevra è in prima linea nella ricerca contro il morbo di Alzheimer. Si prevede che il numero delle persone colpite in Svizzera raddoppierà entro il 2050, raggiungendo la soglia dei 300’000 pazienti. “Non si tratta di un aumento dal punto di vista del rischio, ma del volume delle persone colpite (ndr: dovuto all’invecchiamento della popolazione)”, chiarisce il professor Giovanni Frisoni, direttore del Centro della memoria (HUG).

La demenza rappresenta un’intera famiglia di malattie. Ad oggi, lo screening dell’Alzheimer inizia generalmente dal paziente stesso. La diagnosi differenziale viene stabilita in modo preciso poiché questa malattia provoca diversi disturbi comportamentali. Sebbene la malattia di Alzheimer sia attualmente incurabile, esistono trattamenti. «Con i farmaci possiamo ritardare gli effetti della malattia da 6 a 12 mesi», spiega il professor Frisoni.

L’inizio di una rivoluzione

Nel prossimo futuro, con i farmaci non ancora approvati in Svizzera, il direttore del Centro della memoria di Ginevra spiega che gli effetti della malattia si ridurranno: un passo da gigante verso una potenziale via di cura. “Stiamo già riuscendo a ridurre la pendenza della curva di progressione della malattia, ma non ad appiattirla”, spiega il professor Giovanni Frisoni.

Questi farmaci, gli anticorpi monoclonali, rappresentano “l’inizio di una rivoluzione”. Giunti alla cura delle malattie neuronali e del cancro una ventina di anni fa, “nei prossimi anni saremo probabilmente in grado di appiattirne la progressione e, speriamo, di prevenire lo sviluppo di disturbi della memoria”, sintetizza il professore.

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