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è necessario il silenzio politico – Libération

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TRIBUNA

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Conflitto israelo-palestinesefascicolo

Arthur Dénouveaux, vittima del 13 novembre, ricorda le prime commemorazioni dell’attentato del 2016 e le forze politiche che non hanno avuto la possibilità di esprimersi. In Israele i leader sono riusciti a dividere le vittime quando solo loro potevano permetterci di rinunciare alla vendetta.

Nel 2016, quando furono commemorati per la prima volta gli attentati del 13 novembre, si presentò una doppia necessità, quella di coinvolgere le forze politiche che desideravano partecipare alle cerimonie ma senza dare loro la possibilità di esprimersi. Proponiamo quindi loro di manifestare la loro solidarietà, in nome loro e delle istituzioni che rappresentano, ma senza offrire loro un assegno in bianco sull’uso che potrebbero fare dell’emozione pubblica. Questo equilibrio si è mantenuto fino ad oggi e ha indubbiamente contribuito a permettere alla giustizia e alla memoria collettiva di avanzare libere da ingerenze politiche.

Mentre si avvicina il primo triste anniversario degli attacchi del 7 ottobre in Israele, la realtà è molto diversa. La rappresentanza politica israeliana è riuscita a dividere e quindi a neutralizzare la comunità delle vittime. E spingendo ulteriormente il proprio vantaggio, i leader israeliani hanno colto l’occasione per impedire qualsiasi fronte unito delle famiglie di ostaggi e per evidenziare le storie dei sopravvissuti e delle loro famiglie per servire al meglio le loro giustificazioni per la guerra. Oltre il cinismo politico

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