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Violenze e sistema “quasi-mafioso” al processo contro 4 agenti del “camp nat’” di Cap d’Agde

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Accusati di violenza, ma anche di espressioni razziste e omofobe, quattro agenti del campo naturista di Cap d’Agde sono comparsi davanti al tribunale di Béziers il 4 ottobre. L’udienza ha evidenziato comportamenti problematici, versioni contraddittorie, tattiche di pressione e un sistema “al limite della mafia”.

Quando prenderà posizione questo venerdì 4 ottobre, Massimo M., 23 anni, fatica a nascondere la sua passione per la lotta. Una corporatura atletica, uno sguardo insistente fisso su quello delle vittime… un gallo sotto l’occhio sinistro. Questo ex impiegato del comune dedito al controllo dei biglietti per il campeggio naturista di Cap d’Agde e tre suoi amici sono oggetto di quattro denunce per violenza durante le riunioni, accompagnate da insulti razzisti e omofobici per uno di loro.

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“È un dossier detestabile! “, Lo decide il pubblico ministero al termine dell’udienza durata otto ore. Dopo aver svelato i contorni di questa vicenda degna di un western di cattivo gusto, Amélie Robin ha chiesto 30 mesi di carcere, sei dei quali sospesi per Massimo M., considerato “il leader”. Per i suoi tre colleghi ha chiesto 15 mesi di reclusione, di cui 9 mesi di reclusione. “Pressioni, minacce di scendere a patti con la verità, certificati falsi o certificati di comodo: ecco di cosa tratta questo fascicolo”deplora Amélie Robin, che sottolinea anche “ viltà “, E ” l’arroganza »…

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