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In Belgio, Fouad Ahidar, un eletto marginale diventato un attore chiave nella regione di Bruxelles

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Fouad Ahidar, a Bruxelles il 12 giugno 2024. HATIM KAGHAT/AFP

Lo è “il candidato che manda nel panico i partiti tradizionali », titolava la prima pagina del quotidiano di Bruxelles il 28 settembre L’ultima ora. Il 13 ottobre, giorno delle elezioni municipali (dette “comunali”) in Belgio, Fouad Ahidar spera comunque di festeggiare il suo 51esimo compleanno contemporaneamente al suo successo in queste elezioni. La sua formazione, il Team Fouad Ahidar, sarà presente in una decina dei diciannove comuni che compongono la regione di Bruxelles-Capitale e intende influenzare la composizione delle future maggioranze. L’ex assistente sociale ora vede anche oltre: la confusa situazione politica scaturita dal voto del 9 giugno lo ha, è vero, trasformato in un possibile arbitro per la costituzione di un governo regionale.

“Agli occhi di alcuni ero un islamista; eccomi qui, un allenatore [du gouvernement régional] ! »ha recentemente scherzato questo colosso sorridente, loquace e impulsivo, molto popolare nel nord della regione, in particolare all’interno della numerosa comunità arabo-musulmana. Incontro Il mondo Qualche giorno fa stava pensando anche a un possibile portafoglio ministeriale: casa, affari sociali, pulizia e lotta all’inquinamento acustico sono i suoi temi preferiti, ha spiegato. Proprio come la lotta alle molestie, fenomeno di cui racconta di aver sofferto per dodici anni quando era giovane.

Il suo discorso va oltre le comunità di origine straniera: Fouad Ahidar è ormai più popolare di molti eletti di sinistra, compreso il presidente uscente della regione, il socialista francofono Rudi Vervoort. Il 9 giugno, la sua “Squadra”, tra la sorpresa di tutti, ha ottenuto tre seggi sui 17 garantiti alla minoranza fiamminga nel Parlamento regionale di Bruxelles-Capitale, dove i francofoni contano 72 eletti. In questa regione bilingue, per la formazione del governo e la nomina di un ministro-presidente è necessario che emerga una maggioranza sia sul versante neerlandese che su quello francofono. Nel complesso complessa, questa trattativa sembra, questa volta, essere diventata quasi impossibile data la dispersione della rappresentanza tra sei partiti fiamminghi. Colui che è stato per cinque anni vicepresidente dell’assemblea regionale si credeva comunque in grado di risolvere l’equazione ma, venerdì 4 ottobre, ha annunciato che avrebbe messo “in pausa” trattative con altri partiti.

Reputazione afosa

Musulmano praticante, ex consigliere di un ministro nazionalista fiammingo, iscritto al Partito socialista fiammingo prima di essere escluso, nel 2022, per il suo rifiuto di condannare la macellazione rituale degli animali, l’eletto perfettamente bilingue, è vero, gode di una reputazione sulfurea alimentato dal suo discorso descritto come comunitario dai suoi avversari, dai suoi contatti con un predicatore radicale di Molenbeek, dalla sua difesa dell’uso del velo, anche per coloro che ricoprono posizioni di autorità, o dalle dichiarazioni pronunciate nell’ottobre 2023 su Hamas attacchi terroristici. UN “piccola risposta” alla politica “genocida” compiuto per settantacinque anni da Israele nei confronti dei palestinesi, ha affermato, prima di scusarsi qualche giorno dopo e precisare che “Ogni morte è una morte di troppo”.

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