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HETS-FR e La Tuile uniscono le forze per parlare di assistenza sociale

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La Télé: Da poco più di due settimane, la Scuola superiore di lavoro sociale di Friburgo e l’associazione La Tuile organizzano eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla precarietà sociale e sull’accoglienza a bassa soglia, tra cui una mostra. Come è nata l’idea della vostra collaborazione?

Joël Gapany: Nel 2022 La Tuile ha festeggiato il suo trentesimo anniversario. Lo stesso anno abbiamo festeggiato il nostro cinquantesimo anniversario. Questa coincidenza è stata il punto di partenza del progetto. Riteniamo importante mostrare i legami che uniscono le nostre due istituzioni. Sono legami di lunga data, che costituiscono la nostra identità. Con la mostra la città si invita nel cuore del nostro Liceo.

È importante collegare gli studenti alle azioni concrete di La Tuile?

Sì, è necessario. Prepariamo professionisti che poi si impegneranno sul campo. I collegamenti con le istituzioni ci permettono di avere una formazione direttamente collegata ai loro bisogni, a quelli della società e dei nostri beneficiari. Lo scopo di questa mostra è rendere visibile l’invisibile.

Gli eventi espositivi hanno in comune l’accessibilità all’assistenza sociale e l’accoglienza a bassa soglia. Perché è importante evidenziare questi aspetti dell’assistenza sociale?

Questa è una realtà friburghese. Il nostro ruolo, come Scuola Superiore di Servizio Sociale, è quello di evidenziare questa realtà. Dobbiamo dimostrare le realtà sociali del Canton Friburgo insieme ai partner sul campo.

Denis Pythoud, tu lavori alla reception d’emergenza di La Tuile. Cosa dobbiamo intendere quando parliamo di struttura “a bassa soglia”?

L’obiettivo di questo tipo di struttura è quello di essere il più accessibile possibile. Chi si trova nella città di Friburgo e non ha un posto dove dormire può recarsi a La Tuile. Le procedure sono semplificate. Non ci sono procedure speciali. Non chiediamo in anticipo informazioni personali specifiche. Il termine “bassa soglia” significa che il servizio è pensato per essere il più semplice e ampio possibile.

Perché è importante per i beneficiari che esista questo tipo di struttura?

Le persone che hanno bisogno di aiuto sono spesso vulnerabili. L’adozione di misure per ottenerne uno aggiunge un ulteriore ostacolo. In alcuni casi, non sanno nemmeno a chi rivolgersi per avviare il processo. Il nostro ruolo è quindi quello di accogliere tutti e poi riorientarli. Creiamo connessioni con le persone per supportarle nel loro processo di reinserimento.

Poiché l’accoglienza a bassa soglia è più spontanea, il personale non conosce tutta la vita del beneficiario. Questo è un vantaggio?

SÌ. Ci concentriamo sulla creazione del legame tra la persona e l’istituzione, senza aspettative. Lavoriamo con lo sguardo rivolto al futuro. Prendiamo la persona così come è nel momento in cui la incontriamo. Determiniamo i loro bisogni e desideri per poi andare avanti. Ma prima è fondamentale che la persona abbia fiducia in noi e nei nostri servizi.

La mostra è aperta fino al 18 ottobre.

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