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Infine, la visita di riconciliazione? [INTÉGRAL]

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Dopo aver nominato un governo il cui comando ha affidato a Michel Barnier, uno dei politici più esperti della destra francese, il presidente Emmanuel Macron ha le mani libere per dedicarsi interamente alla sua agenda internazionale che gli sta molto a cuore.

Dopo aver perso il controllo sulla politica interna, consegnato a Matignon, Macron non ha che la diplomazia, il suo famoso dominio riservato, per rimpolpare il resto del suo mandato di cinque anni che ricorda un’era alla fine del suo regno. Prossima destinazione: Rabat, dove si recherà a fine ottobre, come annunciato in un comunicato ufficiale diffuso dall’Eliseo. Questo viaggio faccia a faccia non è in alcun modo simile ai precedenti, almeno in termini di protocollo. Dal suo arrivo all’Eliseo nel 2017, Emmanuel Macron ha visitato il Marocco due volte, la prima delle quali in veste privata. Poi, ha visitato il Regno nel 2018 per inaugurare il lancio del TGV Tangeri-Casablanca.

Ora Macron è invitato da Sua Maestà il Re Mohammed VI a fare una visita di Stato. Una visita durante la quale il Regno stenderà il tappeto rosso all’inquilino dell’Eliseo che sarà accolto con tutti gli onori e l’arte dell’ospitalità sceriffo. Lo scopo principale del viaggio presidenziale è suggellare ufficialmente la riconciliazione tra Rabat e Parigi dopo una disputa diplomatica di dimensioni senza precedenti.

Disincantato e stanco del gioco infantile del regime algerino che resta fedele al suo ricatto memoriale, Macron ha finito per affrontare i fatti inserendo la Francia nel club dei sostenitori della marocchinità del Sahara.

Senza dirlo apertamente, ha tuttavia scritto nero su bianco, nella lettera inviata al Sovrano in occasione della Festa del Trono, che ritiene che il presente e il futuro del Sahara si inseriscano nel quadro della politica marocchina. sovranità. Una frase ritenuta, da parte marocchina, sufficientemente chiara da vedervi un inequivocabile sostegno alla marocchinità del Sahara.

Niente regali in politica!

Lungi dall’essere un dono, questa scelta è una scelta ragionevole e un gesto essenziale per riconquistare la fiducia del principale partner economico della Francia in Africa.

Sahara: il prezzo da pagare!

«Questa visita potrebbe essere l’occasione per sbloccare alcuni contratti pendenti», spiega Emmanuel Dupuy, presidente dell’Istituto per la prospettiva e la sicurezza in Europa (IPSE), che pensa al settore ferroviario dove i francesi aspirano a fare la parte del leone nelle gare per le gare relative al prolungamento della linea ad alta velocità fino ad Agadir. Un’area in cui la geopolitica pesa nella scelta dei partner. Certo, l’ONCF ha concesso un aiuto nella gestione del progetto al consorzio guidato da Egis Rail, ma ciò non può frenare l’appetito degli operatori francesi che devono far fronte alla concorrenza di spagnoli, cinesi e coreani.

La visita di Macron sarebbe anche l’occasione per mettere il sigillo presidenziale sugli investimenti francesi nel Sahara dopo l’annuncio del finanziamento della linea elettrica Casablanca-Dakhla. Annunciato dall’ex ministro responsabile del Commercio estero, Franck Riester, questo gesto è stato il preludio alla svolta francese sulla questione del Sahara. D’altro canto, anche la Francia è interessata ai succosi contratti infrastrutturali che il Marocco si prepara a varare alla vigilia dei Mondiali, sottolinea Jawad Kerdoudi, presidente dell’Istituto marocchino per le relazioni internazionali. Ma la concorrenza si preannuncia dura visto l’interesse altrettanto legittimo dimostrato da paesi molto vicini al Regno, come Spagna e Regno Unito. Tuttavia, Parigi punta sul suo status storico di “partner eccezionale” per pesare pesantemente sulla bilancia.

In definitiva, Macron sta ovviamente cercando di rafforzare l’eccezionale rapporto che la crisi diplomatica evidentemente non ha alterato. La Francia resta il principale investitore in Marocco con oltre 1.300 imprese attive sul suo territorio e uno stock di circa 8 miliardi di euro di IDE. Gli investimenti francesi sono significativi in ​​settori all’avanguardia, come quello automobilistico e aeronautico. Nel frattempo, il commercio continua a crescere. Il commercio ha raggiunto il picco di 14 miliardi di euro nel 2023. Il Marocco è così ben posizionato che rappresenta il 19,1% del commercio della Francia con l’Africa.

OQTF, alla ricerca dei famosi valichi consolari!

Al di là degli affari, la questione della sicurezza resta di grande importanza per i francesi. Molto concentrato sulla questione migratoria, il nuovo governo di Michel Barnier vuole a tutti i costi accelerare il ritorno dei migranti indesiderati soggetti all’OQTF (obbligo di lasciare il territorio francese). Sotto la pressione dell’opinione pubblica francese, che da tempo lamenta il basso tasso di riammissioni, il governo francese sta cercando di convincere i paesi del Maghreb, in particolare il Marocco, a cooperare maggiormente consegnando più rapidamente le loro famose carte consolari, una condizione sine qua non per rimpatriare i migranti rimpatriati. Il ministro degli Interni, molto conservatore, Bruno Retailleau, ne fa la sua priorità. Il caso di Philippine, un’adolescente assassinata da un cittadino marocchino preso di mira da un OQTF, ha posto la questione al centro del dibattito politico in Francia, al punto da diventare una questione di sicurezza nazionale. Detto questo, è richiesto l’aiuto del Marocco. “Ovviamente è auspicabile che il Marocco riprenda più rapidamente i suoi cittadini espulsi, soprattutto nel contesto attuale, tanto più urgente in quanto solo il 7% delle decisioni vengono eseguite”, dice una fonte francese, sottolineando che questa cifra non riguarda non solo il Regno ma tutti i paesi interessati. Sul tavolo di discussione ci sarebbe anche la questione degli imam distaccati. La Francia ha limitato l’ambito della mobilità degli imam con l’obiettivo finale di gestire in modo autonomo “l’Islam di Francia”.

Ora, tutta la questione è sapere chi accompagnerà il presidente durante il suo viaggio in Marocco, perché la presenza del governo nella delegazione presidenziale è importante quanto la visita del presidente stesso, se non di più, osserva Emmanuel Dupuy, precisando che La Francia è oggi in coabitazione.

Il nostro interlocutore ricorda che il presidente non può decidere da solo in materia di cooperazione settoriale, poiché le questioni sovrane ed economiche sono ormai poste nelle mani del primo ministro, almeno in teoria. In Francia, ricordiamolo, è il Primo Ministro, in quanto capo della maggioranza parlamentare, a guidare la politica del governo.

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