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Necessario il carcere duro contro l’ex “papa degli influencer” per bancarotta e riciclaggio

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La Procura di Nizza ha chiesto questo lunedì 18 mesi di carcere, di cui sei con un braccialetto elettronico, contro Magali Berdah, sospettata di bancarotta e riciclaggio di denaro quando era intermediaria assicurativa, una decina d’anni prima di diventare la “papa di influencer”.

Magali Berdah affronta nuovamente la giustizia. L’ex agente influencer è comparso questo lunedì 30 settembre davanti al tribunale penale di Nizza (Alpi Marittime) per atti di fallimento e riciclaggio di denaro, avvenuti quando lavorava come intermediario assicurativo.

Questa figura del mondo dei social network, già presentata come vittima in diversi procedimenti di cybermolestie che hanno coinvolto in particolare il rapper Booba, era questa volta sul banco degli imputati, insieme a tre ex colleghi.

Al termine dell’udienza, l’accusa ha chiesto 18 mesi di reclusione, di cui sei mesi di braccialetto elettronico contro l’ex “papa degli influencer”.

Secondo la procura di Nizza, il procedimento mette in discussione la sua gestione della società di intermediazione assicurativa BA&CO, tra il 30 gennaio 2014 e il 31 luglio 2015, all’indomani della liquidazione giudiziale di quest’ultima, con un passivo stimato in quasi 2,5 milioni euro.

In un’intervista al quotidiano locale Nice Matin pubblicata venerdì 27 settembre, ha assicurato di essere solo una “semplice impiegata” dell’azienda e di non aver guadagnato nulla dal fallimento.

“Sembra essere il personaggio centrale di questa società. Lei nega, ma tutte le prove convergono», ha insistito il pubblico ministero Sylvie Maillard durante l’udienza di lunedì 20 settembre, chiedendo anche l’interdizione definitiva alla gestione di un’impresa.

Ancora un altro processo

È stato dopo questa prima attività che Magali Berdah ha creato nel 2017 l’agenzia Shauna Events, specializzata nel mettere in contatto personalità e marchi dei social media, che le è valso il soprannome di “la papa degli influencer”.

È stata subito presa di mira dal rapper Booba nella sua crociata contro gli “influvoleurs”. L’artista l’aveva accusata di pratiche commerciali ingannevoli, accusa alla quale lei aveva risposto sporgendo denuncia.

L’indagine avviata contro di lei è stata archiviata lo scorso marzo. Booba è stato incriminato per molestie morali online aggravate.

Inoltre, a marzo sono stati condannati anche 28 internauti, al termine di un processo che ha rivelato la virulenza delle decine di migliaia di messaggi ricevuti: “Sporca cagna”, “truffatore”, “verremo a tagliarti la gola a casa”. ‘, ‘meriti di essere decapitato e lapidato’ o addirittura ‘che tua figlia muoia’.

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