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Le ragioni nascoste dietro l’introduzione dei visti per i marocchini da parte di Algeri

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Un’azione mediocre è meglio di nessuna azione. Questa sembra essere l’opzione scelta dall’Algeria reintroducendo i visti per i cittadini stranieri con passaporto marocchino.

Come in una partita a domino, anche se il gioco sembrava quasi morto, l’Algeria ha sentito il bisogno di giocare ancora un altro pezzo e dichiarare “doppio sei”. Un’espressione familiare per i politici algerini, i più famosi dei quali sono l’indescrivibile Abdelmalek Sellal, ora in carcere, e Kamel Rezig, attuale consigliere del presidente algerino ed ex ministro del Commercio.

Ragioni fallaci

Le ragioni addotte dall’Algeria per giustificare questa decisione consistono nello stesso ritornello: accusare il Marocco di tutti i mali, compreso il più eccentrico, forse un giorno anche quello di aver assassinato il defunto Gaïd Salah. Le accuse, tanto gravi quanto improbabili, vanno dallo spionaggio all’incendio di foreste, passando per la sovversione in Cabilia. Eppure nessuna prova concreta è mai stata presentata a sostegno di queste affermazioni. Dove sono finiti i “sionisti infiltrati” con passaporti marocchini, i piromani marocchini o anche i presunti cospiratori? Nessuna traccia.

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Tuttavia, il visto viene istituito, ponendo i cittadini marocchini sotto il giogo di una burocrazia consolare che l’Algeria può estendere o accorciare a seconda delle sue manovre politiche. Non è la prima volta che cittadini marocchini e/o algerini si ritrovano presi in ostaggio in giochi politici in cui vengono relegati al rango di pedine.

L’inefficacia della deviazione tunisina

Ma perché l’Algeria reintroduce questo visto? La ragione più immediata è l’inefficacia della “deviazione tunisina” imposta per ridurre la circolazione delle persone. Una deviazione, “effettivamente” utilizzata dai cittadini di entrambe le parti per aggirare la chiusura delle frontiere dirette. Imponendo restrizioni, l’Algeria cerca di inasprire la crisi e di estendere il suo impatto a livello sociale e umano, cercando di arginare questi flussi di traffico.

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Al centro di questa decisione c’è la frustrazione politica alimentata dall’incapacità dell’Algeria di affrontare i propri fallimenti diplomatici. Sulla scena internazionale per quanto riguarda la questione del Sahara. L’Algeria perde terreno nei confronti del Marocco, il cui piano di autonomia riceve sempre più sostegno. Incapace di contrastare questa dinamica, attiva l’unica leva rimasta per comunicare questo disprezzo politico: l’interruzione dei flussi umani tra i due paesi.

Provocare una reazione marocchina

Tuttavia, il vero obiettivo dello Stato algerino non è tanto bloccare l’arrivo dei marocchini, quanto provocare una reazione da parte del Marocco. Perché se l’Algeria può, attraverso la burocrazia, rallentare i marocchini che vogliono andare in Algeria, non può fare nulla per impedire agli algerini di andare in Marocco, soprattutto attraverso la Tunisia. Tuttavia, un numero crescente di algerini sta scoprendo il Marocco come un paese moderno, aperto e prospero, molto più attraente di altre destinazioni divenute “ostili” dove potrebbero affrontare realtà sociali e politiche complesse.

L’Algeria spera senza dubbio nella reciprocità marocchina, nel blocco degli algerini attraverso l’istituzione di un visto marocchino, per complicare ulteriormente la mobilità tra i due paesi. Ma cosa farà l’Algeria se il Marocco sceglierà di non rispondere allo stesso modo? Questa è una questione che rimane aperta.

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