Chi ha detto che la Bretagna non è una regione vinicola? Di viti ce ne sono – certo non molte -, in particolare alle pendici del Mont Garrot, a Saint-Suliac, a Ille-et-Vilaine. Questo sabato 28 settembre, sulle rive della Rance, davanti a un paesaggio da cartolina, una quarantina di viticoltori dilettanti sono chini, con piccole cesoie in mano. Tutti soci dell’associazione Les vignerons de Garo, vendemmiano i loro filari di uva nera, il vitigno Rondo.
I pregiati grappoli vengono poi riposti in ceste, che vengono a loro volta svuotate in grandi bidoni neri. Quest’anno bastano due filari per riempire un bidone, segno di un buon raccolto. Nuova arrivata nell’associazione, Emmanuelle fa il suo primo raccolto. E non si priva dell’assaggio: “Devo fare un test di qualitàlei ride, è un grappolo raccolto, un acino mangiato”. I contenitori vengono poi tutti caricati a bordo e diretti alla cantina dell’associazione.
Arrivati in cantina, i volontari scaricano i bidoni, che aspettano tutti in fila per passare sulla bilancia di Jean-Yves. Questo pensionato aggiusta il suo peso e trova il peso giusto per ogni contenitore, in media una quarantina di chili. Il peso finale del raccolto annuale è atteso da tutti perché, essendo un rito, ognuno ha la propria previsione. E per il vincitore, una buona bottiglia – di vino ovviamente.
I contenitori vengono poi svuotati in una diraspatrice, che separa il raspo dal resto del grappolo. Si conservano solo il mosto e le bucce, che vengono poi versati insieme in un tino, dove maceraranno per alcuni giorni sotto controllo quotidiano. Successivamente, dopo diversi passaggi e aggiunte, e alcuni mesi di riposo in botti di rovere – nuova acquisizione risalente all’anno scorso – il vino verrà imbottigliato, prima di essere degustato l’anno successivo durante la vendemmia successiva.
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