Le prime coppie LGBT+ hanno detto sì giovedì in Thailandia, quando è entrata in vigore la legge che autorizza i matrimoni tra persone dello stesso sesso, segnando il culmine di una battaglia durata diversi anni.
Gli attori Apiwat “Porsch” Apiwatsayree, 49 anni, e Sappanyoo “Arm” Panatkool, 38 anni, hanno ottenuto il loro certificato di matrimonio bordato di rosa nella capitale Bangkok pochi minuti dopo l’inizio della procedura.
Nello stesso momento, due donne, Sumalee Sudsaynet, 64 anni, e Thanaphon Chokhongsung, 59 anni, sono state le prime a unirsi in un altro quartiere di Bangkok, Bang Rak, con il nome di buon auspicio, “rak” che significa “amore”. in tailandese. “Siamo così felici. Aspettiamo questo giorno da 10 anni”, ha detto Thanaphon Chokhongsung.
A loro immagine, diverse centinaia di coppie LGBT+ hanno suggellato la loro unione negli uffici distrettuali di tutto il Regno.
Una prima nella regione
La procedura, essenzialmente amministrativa, dura solo pochi minuti, ma per la comunità LGBT+ è il culmine di una lotta durata diversi anni in nome dell’uguaglianza.
La Tailandia è il primo paese del sud-est asiatico a consentire il matrimonio paritario e il terzo in Asia dopo Taiwan e Nepal.
La nuova legge, promulgata dal re Maha Vajiralongkorn a settembre, non prevede più riferimenti di genere. Essa attribuisce alle coppie omosessuali gli stessi diritti delle coppie eterosessuali in materia di eredità, proprietà o adozione.
Un tema che non divide
Il matrimonio tra persone dello stesso sesso sta generando un raro consenso in Thailandia, in un contesto di crescente polarizzazione tra il blocco conservatore, favorevole all’esercito e al re, e l’opposizione progressista, sostenuta dalle generazioni più giovani.
Il regno gode da tempo di una reputazione di tolleranza verso le minoranze sessuali e di genere, che attira turisti dai paesi vicini conservatori.
L’omosessualità è illegale nella metà dei paesi asiatici e può comportare una pena detentiva di diversi anni, come in Birmania o Malesia, al confine con la Thailandia, rilevava nel 2020 un rapporto dell’Associazione internazionale delle lesbiche, “gay”, bisessuali, trans e intersessuali (ILGA ).
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ats/ami