Il miliziano libico era oggetto di un mandato d’arresto da parte della Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità e crimini di guerra. L’Italia, governata dalla presidente del Consiglio di estrema destra Giorgia Meloni, lo ha lasciato andare. Mercoledì 22 gennaio nel Paese è cresciuta la polemica per il caso di Osama Najim, capo della polizia giudiziaria libica e direttore di un carcere dove sono all’ordine del giorno le peggiori violazioni dei diritti umani, dalla tortura alla schiavitù. .
Dopo averlo brevemente trattenuto domenica a Torino, le autorità italiane hanno organizzato rapidamente il suo rimpatrio, a seguito di una decisione della Corte d’Appello di Roma che ha affermato l’esistenza di un vizio procedurale. Il quadro giuridico avrebbe potuto consentire all’esecutivo di spingere per un secondo arresto regolare. Non l’ha fatto. Najim è stato quindi inviato a Tripoli a spese del governo italiano, che mantiene un rapporto strategico con le autorità libiche, basato sul controllo delle migrazioni e sullo sfruttamento delle risorse di idrocarburi.
A Torino, Osama Najim ha assistito sabato alla partita tra Juventus (di cui è tifoso) e Milan. Martedì, tornato nella capitale libica, è stato celebrato come un eroe dai suoi sostenitori sulla pista dell’aeroporto. “Tutti conoscono Najim a Tripoli, nota un assiduo osservatore della scena libica. Le Forze Speciali di Deterrenza a cui appartiene si sono distinte nell’antiterrorismo, cosa che ha permesso loro di concludere una partnership che le protegge con gli Stati Uniti. »
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