Finance News Weekly: Secondo gli ultimi dati dell’HCP di RGPH 2024, l’invecchiamento della popolazione del Marocco sta accelerando notevolmente e ciò ha un impatto sulla sostenibilità dell’attuale sistema pensionistico. Puoi dirci perché?
Hassan Edman: Ciò, infatti, avrà ripercussioni sull’intero sistema pensionistico, in particolare per quanto riguarda la sufficienza dei fondi per coprire l’aumento del numero delle pensioni da pagare. Vorrei ricordare, secondo i primi risultati del censimento generale della popolazione e delle abitazioni 2024, che le persone di 60 anni e più raggiungono attualmente quasi 5 milioni rispetto ai soli 3,2 milioni del 2014. Ciò rappresenta un aumento medio annuo del 4,6%, che rimane significativamente elevato rispetto all’aumento dell’intera popolazione che è dello 0,85%. Accelerando l’invecchiamento e rallentando la crescita della popolazione, questo cambiamento di velocità crea grandi sfide per i piani pensionistici. Il Marocco, in quanto paese in transizione demografica, lo è si trova di fronte a un deterioramento dell’indice di dipendenza, che mette a rischio l’equilibrio finanziario dei fondi pensione. Di fronte all’aumento del numero dei pensionati e alla diminuzione della popolazione attiva, infatti, la capacità di finanziare le pensioni diventa una sfida sempre più complessa e rappresenta una preoccupazione importante e urgente. La situazione è tanto più preoccupante a causa del basso tasso di copertura della popolazione attiva che costituisceuccide la base reale dei contribuenti, nonché l’elevato tasso di disoccupazione, recentemente stimato al 21% dall’HCP (un dato metodologicamente più affidabile rispetto a quello del 13,6%). A ciò si aggiunge la predominanza del settore agricolo e l’entità dell’occupazione informale. Una parte significativa della popolazione non ha la possibilità di contribuire ai fondi pensione, il che porta ad un ulteriore squilibrio nei sistemi pensionistici a ripartizione. Inoltre, questo basso tasso di copertura sociale si scontra con la transizione demografica che il Marocco sta attraversando attualmente. La diminuzione della mortalità e l’aumento dell’aspettativa di vita portano ad un aumento significativo del numero dei pensionati in tutti i piani di previdenza, perturbando così l’equilibrio finanziario delle casse. Inoltre, il calo del tasso di natalità priva i piani pensionistici di una futura massa salariale in grado di sostenere la transizione verso la pensione delle generazioni attuali.
FNH: Questa situazione riguarda tutti i pensionati, indipendentemente dal loro settore di attività o dal loro piano pensionistico?
LUI : A prima vista dobbiamo riconoscere che il sistema pensionistico non è un tutto. Si tratta di molteplici regimi e organizzazioni, con diversi gradi di opposizione e vulnerabilità alle difficoltà finanziarie. I principali sono il Fondo Marocchino di Pensione (CMR) che gestisce due regimi, quello delle pensioni civili e quello militare, il Regime di Assegno Pensionistico Collettivo (RCAR) come istituzione e regime, i regimi gestiti dal CNSS e i piani integrativi, in particolare quello che gestisce dal Fondo Interprofessionale Previdenza Marocchino (CIMR). Anche il funzionamento ineguale di questi sistemi, unito all’assenza di una legge quadro che regoli il pensionamento in Marocco e di una tutela unica, costituisce una fonte di vulnerabilità per il sistema. I fondi dei dipendenti pubblici, in particolare la CMR e, in misura minore, la RCAR, sono sottoposti a notevoli pressioni. Ciò si spiega con la saturazione delle pubbliche amministrazioni in termini di domanda di lavoro, rispetto ai primi decenni successivi all’indipendenza. Questa situazione porta ad una continua diminuzione della popolazione attiva contribuente nel settore pubblico, insieme ad un aumento del numero dei pensionati. Inoltre, le assunzioni nel settore pubblico sono soggette a vincoli di bilancio, che limitano il numero di nuove posizioni di bilancio e aggravano ulteriormente lo squilibrio tra contribuenti e pensionati. Infatti, secondo un avviso pubblicato nel Rapporto di attività di questo regime, i deficit cumulativi potrebbero ampliarsi fino a raggiungere 17,52 miliardi di dirham entro il 2028. A quel punto, il Fondo di riserva del regime sarà completamente esaurito.
FNH: Recentemente, anche la Corte dei conti ha lanciato l’allarme su questo tema, ricordando che le riserve pensionistiche civili rischiano di esaurirsi entro il 2028. Quali riforme potrebbero sostenere la sostenibilità finanziaria dei fondi pensione, riducendo al minimo l’impatto sui contribuenti e sui beneficiari?
LUI : In pratica, ci sono tre strade classiche da esplorare per porre rimedio a questo fenomeno: aumentare l’età pensionabile, aumentare i contributi o ridurre le pensioni. Peraltro, ciò è stato parzialmente attuato già nel 2016, con il graduale aumento dell’età pensionabile da 60 a 63 anni e l’aumento dell’aliquota contributiva dal 20% al 28%. Sfortunatamente, dopo soli otto anni da questa riforma, i difetti rimangono gli stessi. A mio parere, queste misure correttive, anche se in qualche modo “tecniche”, devono essere accompagnate da riforme economiche e istituzionali più profonde per garantire una base solida e sostenibile per il finanziamento delle pensioni e per allentare la pressione sui fondi pensione. Penso che ci sia ancora molto da fare per ampliare la base contribuente, soprattutto nel contesto della generalizzazione della copertura sociale. Ciò comporta l’integrazione dei lavoratori autonomidipendenti, lavoratori autonomi e stagionali attraverso regimi semplificati adattati alle loro esigenze. Anche amplificare gli sforzi di promozione dell’occupazione è essenziale per ampliare la base dei contribuenti. È necessario pensare ad alternative e meccanismi innovativi e sostenibili, sia in termini di finanziamenti che in termini di servizi. Ciò include, ad esempio, la razionalizzazione del pool pensionistico. A questo proposito propongo l’adozione di un sistema pensionistico multipilastro: un primo pilastro che garantisca una somma minima e universale per tutti. Poi, un secondo pilastro basato sulla pensione a ripartizione, e poi un terzo pilastro complementare, e un ultimo pilastro facoltativo e personalizzato. A livello istituzionale consiglio l’interconnessione delle banche dati dei diversi regimi e l’automazione di tutte le operazioni. Inoltre, è essenziale armonizzare i diversi piani e organismi pensionistici creando un unico istituto e un’unica legge quadro. Ciò ridurrà le disuguaglianze, razionalizzerà i costi e migliorerà l’efficienza.
FNH: Se questa riforma del sistema pensionistico in Marocco diventasse imperativa, come immagina la sua esecuzione in modo che sia equilibrata sia per il governo che per le parti interessate?
LUI : A mio avviso, sebbene la riforma sia necessaria e urgente e tutte le parti interessate ne riconoscano l’importanza, il vero problema del suo successo risiede più nel metodo e nelle modalità di attuazione che nel contenuto della riforma stessa. Vorrei quindi sottolineare i due elementi essenziali per il successo di qualsiasi politica pubblica, e non solo in termini pensionistici: progressività e comunicazione. Adottare fin dall’inizio un approccio di comunicazione e consultazione ponderato e trasparente, integrando tutte le parti interessate. Successivamente, come nel 2016, attuare un programma di esecuzione graduale che consenta un adattamento graduale ai cambiamenti, soprattutto da parte dei dipendenti, e riduca l’opposizione. Aggiungerei a queste misure, ormai comuni a tutte le politiche di riforma, l’istituzione di un meccanismo di valutazione regolare per garantire che la riforma rimanga in linea con le realtà economiche e sociali del Paese. Ciò include la definizione di indicatori di monitoraggio e l’organizzazione di consultazioni periodiche per valutare l’impatto della riforma sui beneficiari e adeguare le misure, se necessario.
FNH: Quale potrebbe essere l’impatto macroeconomico di un ritardo nell’attuazione delle riforme pensionistiche sulla stabilità di bilancio e sulla capacità di investimento pubblico?
LUI : Un ritardo nell’attuazione delle riforme pensionistiche potrebbe avere diversi impatti macroeconomici significativi. In primo luogo, il sistema pensionistico a ripartizione potrebbe diventare sempre più deficitario, aumentando la pressione sulle finanze pubbliche. Se i contributi attuali non coprissero le prestazioni, lo Stato sarebbe costretto a finanziare questo divario, attraverso il prestito o attraverso la riallocazione delle risorse di bilancio. Ciò potrebbe portare ad un aumento del debito pubblico, che potrebbe destabilizzare la situazione di bilancio e aggravare le tensioni fiscali. Inoltre, un tale ritardo nella riforma potrebbe limitare la capacità dello Stato di finanziare altre priorità economiche, come gli investimenti nelle infrastrutture, nell’istruzione e nella sanità, a causa dell’aumento della spesa relativa alle pensioni. Inoltre, l’impatto potrebbe estendersi ad altre dimensioni economiche, come l’attrattiva degli investimenti, i consumi e la capacità di risparmio. Infatti, l’incertezza generata da un sistema pensionistico inefficiente rischia di ridurre la fiducia degli investitori, sia stranieri che locali, il che potrebbe rallentare gli investimenti pubblici e privati essenziali per stimolare la crescita economica. Sulla stessa linea, un sistema pensionistico insostenibile o inefficiente potrebbe portare ad una riduzione delle pensioni o ad una diminuzione del potere d’acquisto dei pensionati, limitandone così la capacità di consumo. Una tale riduzione, proveniente da un gruppo che costituisce una parte significativa della domanda interna, rischierebbe di rallentare la crescita economica incidendo sulla domanda di beni e servizi, in particolare in settori chiave come la sanità e l’edilizia abitativa, che soddisfano i bisogni degli anziani. Inoltre, per quanto riguarda il risparmio, il mancato miglioramento delle condizioni pensionistiche potrebbe lasciare alcuni pensionati nell’incapacità di risparmiare e costringerli ad attingere alle proprie riserve. Ciò influenzerebbe la loro sicurezza finanziaria a lungo termine, esacerbando così la loro vulnerabilità economica.