lIl Marocco è a un punto di svolta cruciale. La trasformazione demografica in corso, rivelata dai dati del censimento generale della popolazione e delle abitazioni (RGPH) del 2024, evidenzia una realtà allarmante: l’invecchiamento accelerato della popolazione. In un decennio, la percentuale di marocchini di età pari o superiore a 60 anni è aumentata dal 9,4% al 13,8%, ovvero quasi 5 milioni di persone. Questo sconvolgimento demografico, combinato con le debolezze strutturali del sistema pensionistico, richiede riforme rapide e coraggiose. La Corte dei Conti, nel suo ultimo rapporto, ha lanciato l’allarme: le riserve pensionistiche civili rischiano di esaurirsi entro il 2028. Uno dei fattori di fondo è un crescente squilibrio demografico.
Mentre nel 1986 un pensionato era sostenuto da 12 lavoratori, oggi questo rapporto è sceso a soli 1,7 lavoratori per beneficiario. Questo squilibrio compromette seriamente la sostenibilità finanziaria del sistema e suggerisce gravi tensioni sociali se non si interviene. “La situazione è tanto più preoccupante a causa del basso tasso di copertura della popolazione attiva, che costituisce la base reale dei contribuenti, nonché dell’elevato tasso di disoccupazione, recentemente stimato al 21% dall’HCP”, sottolinea Hassan Edman, professore di economia e management presso la Facoltà di Scienze Giuridiche, Economiche e Sociali di Agadir.
Per rispondere a questa crisi imminente, la Corte dei conti raccomanda una serie di misure. Tra queste emerge come soluzione imprescindibile l’idea di innalzare l’età pensionabile. Alcuni Paesi hanno già sperimentato questa opzione per estendere il periodo contributivo e ridurre la pressione sulle casse. Inoltre, per rafforzare le risorse, è necessaria una revisione delle aliquote contributive e un adeguamento delle modalità di calcolo delle pensioni. Tuttavia, questa misura non è nuova, osserva il professor Edman.
“Ciò è stato parzialmente attuato già nel 2016, con il graduale innalzamento dell’età pensionabile da 60 a 63 anni e l’aumento dell’aliquota contributiva dal 20% al 28%. Purtroppo, dopo otto anni di riforme, le carenze restano le stesse. A mio avviso, queste misure correttive devono essere accompagnate da riforme economiche e istituzionali più profonde. L’invecchiamento demografico, aggravato da un costante calo della fertilità, aggiunge una dimensione complessa alla sfida. Il Marocco, che storicamente faceva affidamento su una popolazione giovane e abbondante per sostenere i suoi sistemi sociali, oggi vede il suo equilibrio invertito.
A ciò si aggiunge la crescente urbanizzazione che sta modificando le dinamiche familiari e riducendo la capacità dei propri cari di prendersi cura degli anziani. Questo duplice fenomeno rende la riforma delle pensioni ancora più urgente ed essenziale. Ma la riforma non può essere realizzata senza un ampio consenso sociale e politico. Decisivo sarà il dialogo costante tra governo e parti sociali. Sarà inoltre necessario spiegare chiaramente i problemi e i vantaggi di questi cambiamenti per evitare la resistenza popolare. I sindacati che difendono i diritti dei lavoratori e i datori di lavoro preoccupati per i costi aggiuntivi dovranno trovare un terreno comune. Al di là degli aggiustamenti parametrici, il Marocco deve ripensare il suo intero sistema di protezione sociale.
Il modello proposto dalla Corte dei conti, basato su un regime di base limitato integrato da un regime aggiuntivo obbligatorio, offre una strada promettente. Questo modello potrebbe, in definitiva, garantire una copertura più universale ed equa, garantendo al tempo stesso una migliore sostenibilità finanziaria. Tuttavia, il tempo sta scadendo. Ogni anno di ritardo nell’attuazione delle riforme amplia ulteriormente il deficit e minaccia la stabilità del sistema. È in quest’ottica che il governo prevede di fare una prima presentazione sulla riforma dei sistemi pensionistici durante questo mese di gennaio 2025, annuncio fatto il 30 dicembre 2024 da Nadia Fettah Alaoui, ministro dell’Economia e delle Finanze.