Di: Rachid Barhoune, Autore e traduttore: un patto di fiducia
Il rapporto tra autore e traduttore dice molto sulla concezione, dell’uno o dell’altro, delscrivereDi librodel significato stesso dell’opera da tradurre. Esistono infatti due categorie discrittori. Coloro che esercitano il controllo totale sulla traduzione, vogliono avere l’ultima parola, il diritto esclusivo di revisione sul “suo testo”, e sperano quindi di vederlo riprodotto così com’è, in una versione perfettamente identica all’originale, proprio quella che creato, o pensano di aver creato. Come se fosse possibile! Ciò dimentica che ogni traduzione è un’interpretazione, e che quindi è impossibile riprodurre lo stesso testo in un’altra lingua, o addirittura nella stessa lingua, in altre parole. Secondo le nostre discussioni, Mustafa Akalay rientra nella categoria degli scrittori che stabiliscono subito un contratto di fiducia con i propri traduttoriconsentendo loro la libertà di interpretazione, conferendo loro allo stesso tempo una maggiore responsabilità.
Architetto e traduttore: contrabbandieri privilegiati
C’è anche l’immagine del passeggino, un’immagine a lui cara Walter Beniaminomolto presente nel libro riecheggiando il medinacome un labirinto di vicoli, vicoli ciechi, sentieri tortuosi. La descrizione della medina rimanda all’immagine di un testo da decifrare: percepibile dall’esterno, come una struttura ordinata, vira nel labirinto e nel caos non appena si entra. Chi si avventura nei suoi vicoli, fiancheggiati da case con i tetti che sfiorano passaggi ad arco, può avere l’impressione che la medina si stia trasformando in un immenso formicaio sotterraneo. O ancora, quando all’improvviso i palazzi si abbassano, ci ritroviamo a passeggiare lungo le pareti di un frutteto che spunta dal nulla, dando l’illusione di essere lontani anni luce da ogni presenza umana, finché, svoltando una curva, ci ritroviamo sommersi. nel tumulto di persone, animali e merci stipate in una trafficata arteria commerciale. Non è forse l’immagine del testo che si presenta come un insieme coerente, pacifico, che si presta a una facile lettura, poi, appena cerchiamo di coglierne il significato, cogliamo le sue sfumature e ci avventuriamo nei suoi piccoli dettagli? , dove si annida il diavolo, finiamo per perderci? Per poi ritrovarsi, riprendere fiato e mettere in ordine le proprie idee, sotto forma di testo. Prendendo a prestito il lessico dell’architettura, l’interpretazione non è un atto che consiste nello spezzare il groviglio labirintico a favore di linee rette e forme geometriche? Da qui l’immagine del flâneur. Il traduttore deve navigare negli sforzi condensati in parole per estrarne il significato, vagare, oscillare, scegliere, esitare, optare per questa o quella strada. Ogni termine, ogni descrizione architettonica porta con sé un peso storico e culturale che deve essere trasmesso fedelmente, mantenendo l’eleganza dello stile e il rigore dell’argomentazione e della descrizione.
La Città come testo da leggere
La città di Tetouan può essere paragonato ad un testo da leggere, dove ogni elemento architettonico racconta parte della sua storia. Questa metafora evidenzia l’importanza di decifrare la logica e la coerenza nascoste dietro l’apparente disparità degli elementi urbani. L’architettura rivela come il potere è inscritto nello spazio urbano, affrontando questioni di alterità, ibridazione e stereotipi. In quest’ottica la medina si trasforma in un palinsesto prestandosi a molteplici letture. Arcature, portali, finestre in legno stagionato, facciate segnate dall’usura del tempo e degli agenti atmosferici, ornamenti in stucco, ogni dettaglio della sua pianificazione urbana si legge come una proiezione di vita, anche come testimonianza di flussi storici e culturali variabili.
Difficoltà di traduzione
Tradurre un’opera che esamina la trasformazione urbana e architettonica di Tetouan pone numerose sfide. Il gergo tecnico, innanzitutto. Per trasmettere il rigore scientifico dell’analisi architettonica sono necessarie una terminologia precisa e una descrizione misurata. C’è, invece, il linguaggio poetico, ispirato, tra l’altro, dalle passeggiate per le vie della medina, altrettanto imprescindibile. E non è facile cogliere la ricchezza della descrizione. Questi due registri, quello tecnico e quello poetico, riflettono la complessità dell’architettura come arte e scienza, dove la precisione è sempre essenziale.
Trasformazioni urbane e colonizzazione
La toponomastica si trasforma così in un mezzo per domare e sfondare l’ignoto: privo dei suoi consueti punti di riferimento, il colonizzatore incontra notevoli difficoltà ad orientarsi in questo labirinto “indecifrabile” che è la Medina. Ciò ha portato a una delle prime misure per la circolazione a Tetouan: l’introduzione di una nuova nomenclatura per identificare, adattare, socializzare e dominare lo spazio labirintico della città islamica. Ricordiamo questa immagine di Marocco : Il Marocco è paragonabile ad un cavallo selvaggio che richiede un cavaliere eccezionale. Il più grande trionfo perSpagna consisterebbe nel preparare questi popoli refrattari, benché fratelli nostri, alla vaccinazione salvifica dell’umanità e della cultura…”