I servizi dell’Ufficio marocchino dei cambi, in coordinamento con le principali amministrazioni come dogane e banche, hanno intensificato le indagini sulle transazioni sospette che coinvolgono aziende che operano nel campo della tecnologia e della digitalizzazione.
Controllo rafforzato dei flussi finanziari
L’obiettivo di queste indagini è chiaro: individuare anomalie nella fatturazione di attrezzature e servizi importati, spesso da partner stranieri, in particolare in Francia. Questo controllo avviene in un contesto in cui sono stati portati alla luce sospetti di pratiche fraudolente, come il gonfiaggio artificiale delle fatture.
Gli ispettori stanno esaminando in particolare i massicci trasferimenti di valute effettuati sotto la copertura di pagamenti internazionali. Questi movimenti finanziari, autorizzati grazie a dichiarazioni preventive, vengono esaminati per verificarne la conformità alle leggi sui cambi. Recentemente sono stati addirittura rilevati casi di falsificazione di tali autorizzazioni, amplificando la necessità di rafforzare i controlli.
Le prime conclusioni delle ispezioni evidenziano accordi complessi che coinvolgono le aziende marocchine e i loro partner stranieri. Tra le pratiche rilevate, il gonfiaggio volontario dei valori dichiarati per apparecchiature come sistemi informatici o servizi di manutenzione. Questo metodo non solo consente di trasferire illegalmente valute all’estero, ma anche di eludere le norme fiscali locali, riducendo artificialmente gli utili imponibili in Marocco.
Questa frode, facilitata dalla complicità dei fornitori esteri, rivela una falla nella gestione delle importazioni tecnologiche. Queste pratiche non solo danneggiano l’economia nazionale riducendo le entrate fiscali, ma minano anche la competitività delle imprese marocchine che rispettano le regole del gioco.
Arsenale di controllo potenziato e maggiore lotta contro i controlli transfrontalieri
Di fronte a questi abusi, le autorità marocchine hanno rafforzato i loro sistemi di verifica. Nel 2023 l’Ufficio dei cambi ha effettuato più di 350 missioni di audit in diversi settori economici, dall’industria tessile all’informatica. Le recenti indagini si concentrano in particolare sul monitoraggio dei “prezzi di trasferimento”, vale a dire le transazioni tra una società madre e le sue controllate, al fine di individuare eventuali manipolazioni volte all’ottimizzazione fiscale dei costi.
Queste indagini, coordinate con la Direzione generale delle imposte (DGI) e l’amministrazione doganale, consentono di esaminare fatture, dichiarazioni doganali e documenti fiscali delle società sospettate. I numeri parlano chiaro: su 246 indagini di settore, diverse hanno evidenziato discrepanze significative nei costi dichiarati, confermando l’esistenza di pratiche fraudolente su larga scala.
Questa campagna di controllo segna una svolta nella regolamentazione dei flussi finanziari legati alle importazioni tecnologiche in Marocco. Le autorità sembrano determinate ad arginare un fenomeno che sta indebolendo l’economia nazionale e offuscando la reputazione del Paese come destinazione di investimenti. Questa lotta deve però essere accompagnata da una semplificazione delle procedure amministrative per evitare che le aziende che rispettano le regole si trovino ostacolate nelle loro attività.
In definitiva, la creazione di un quadro normativo più solido, combinato con una cooperazione rafforzata con i partner stranieri, potrebbe contribuire a ripristinare la fiducia e garantire una concorrenza leale nel settore tecnologico. Ma la domanda rimane: gli sforzi attuali saranno sufficienti per fermare un sistema in cui le frodi sembrano così ben organizzate?