Il debito lordo consolidato supera attualmente i 38 miliardi di euro e potrebbe salire a 49,6 miliardi di euro a fine legislatura, se non si farà nulla per controllarlo.
In questo contesto, “dobbiamo essere molto proattivi per preservare le nostre politiche pubbliche”, insiste il ministro-presidente responsabile del bilancio della Regione. Già nella precedente legislatura erano stati decisi sforzi strutturali cumulativi per 150 milioni di euro l’anno. L’anno prossimo, questo sforzo raggiungerà i 268 milioni di euro – “senza aumentare nuove tasse” – per un totale di 768 milioni di euro di impegno dal 2022.
“Il treno del debito crescente è stato lanciato ad una velocità V Vprime. È nostro dovere rallentarlo per ritornare ad un ritmo regolare e più lento, pena l’imposizione, un giorno, da parte di altri, di misure più dolorose”, aggiunge il liberale. Conferma la traiettoria di bilancio fissata per il ritorno al pareggio in termini SEC nel 2029.
Il peso del debito costerà alla Vallonia un miliardo di euro nel 2029
All’inizio del 2025, il saldo lordo da finanziare della Vallonia ammonta ancora a -2,906 miliardi di euro (21,7 miliardi di spese e 18,8 miliardi di entrate). Il saldo della SEC ha raggiunto i -2,287 miliardi di euro, rispetto ai -2,209 miliardi dell’anno precedente.
“Il tempo dei costi a prescindere è finito, ma non rompiamo la macchina. Rallentiamo la crescita delle spese senza ridurre le questioni importanti”, assicura Adrien Dolimont. Le politiche relative all’azione sociale, alla sanità e agli enti locali sono così passate da 7,3 miliardi di euro nel 2020 a 9,3 miliardi nel 2024. E l’anno prossimo, queste stesse risorse saranno aumentate a 9,5 miliardi, illustra.
“Impegniamoci, insieme, a fare meglio, con gli stessi mezzi, senza aggiungere mezzi aggiuntivi”, chiede il ministro-presidente ai deputati.
Dopo gli interventi dei rappresentanti dei diversi partiti, la discussione sul bilancio regionale si è interrotta. Lasceranno il posto, nel pomeriggio, alla bozza di decreto relativa in particolare alla riduzione delle tasse di iscrizione, con grande sgomento dell’opposizione che vede in questo tempismo “folle” un tentativo della maggioranza di impedire qualsiasi dibattito.