Omaggio a Michel Lucier: il Quebec ricorderà, amico mio

Omaggio a Michel Lucier: il Quebec ricorderà, amico mio
Omaggio a Michel Lucier: il Quebec ricorderà, amico mio
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Il 7 giugno lo Stato del Quebec perde uno dei suoi grandi servitori; la nazione del Quebec, uno dei suoi più fedeli ambasciatori; Francese, uno dei suoi più ardenti difensori. Michel Lucier, uomo di fede, di convinzione e di azione, ha consegnato la sua anima a Dio al termine di una battaglia lunga ed impegnativa che ha combattuto, come tante altre da lui guidate, con forza e coraggio.

Ho conosciuto Michel quando era di stanza a Parigi, quai André-Citroën nel 15e distretto, in qualità di direttore della formazione e dell’istruzione dell’Agenzia per la cooperazione culturale e tecnica (ACCT), organismo che divenne l’Agenzia intergovernativa della Francofonia prima di essere integrato nell’Organizzazione internazionale della Francofonia.

Fin dai nostri primi scambi, sono rimasto colpito dall’autenticità, dal senso dei valori e dall’umorismo, dalla forza di carattere, dal giudizio, dall’erudizione e dall’integrità che ricordavano le qualità di Jean-Paul Desbiens. Come il nostro indimenticabile Fratello Tal dei Tali, Michel ha incarnato perfettamente il senso dello Stato e del dovere civico, che ha rafforzato attingendo alle radici profonde e solide di un attaccamento incrollabile, di un rispetto imperituro e di un orgoglio inalterabile per ciò che il Quebec è stato , era e sarebbe diventato. Non si è mai discostato da questo principio di condotta del quale ha fatto un dovere di lealtà.

Nelle parole giuste e generose del primo ministro Lucien Bouchard, che ha ricordato l’ammirevole ed esemplare carriera di Michel in Il doverepermettetemi oggi di aggiungere altri due importanti successi di colui che, ormai 41 anni fa, mi onorò del privilegio della sua amicizia.

Innanzitutto, la profonda riforma della Comunità Urbana di Montreal (CUM), al termine della quale i sindaci delle città suburbane ottennero, nel 1982, la parità dei seggi nel comitato esecutivo. In qualità di direttore di gabinetto dell’allora ministro degli Affari municipali, Jacques Léonard, Michel ha svolto un ruolo decisivo nell’adozione della legge 46, che ha costituito un importante passo avanti nella volontà dei sindaci della periferia di Montreal contrastare la visione riduttiva del sindaco di Montreal e la sua moda di “un’isola, una città”.

Con l’appoggio di Jean-Roch Boivin, capo di gabinetto del primo ministro René Lévesque, Michel ha stretto legami di fiducia con un gruppo di eletti municipali le cui appartenenze politiche non erano le sue, tanto necessarie, non solo per evitare lo scioglimento del CUM, ma anche per dargli un nuovo indirizzo. Questo è stato effettivamente il caso per quasi due decenni, almeno fino all’emergere dell’illusione di economie di scala generate da fusioni forzate di comuni.

Purtroppo, nonostante i seri avvertimenti, tra cui quelli formulati dal Sig. Jacques Parizeau durante i lavori della Commissione di studio sul futuro dei Comuni da lui presieduta su richiesta dell’Unione dei Comuni del Quebec, il prezioso risultato di una CUM armoniosamente operativa è stato raggiunto. verrà spazzato via da due governi successivi. Con la lucidità e la serenità che lo caratterizzavano, Michel avrebbe senza dubbio ribadito che l’attuale stato delle cose parla da sé e che la Storia, implacabile, ha già giudicato.

In secondo luogo, una capacità di raccolta senza eguali. Non conosco nessuno che sia riuscito a stabilire, come ha fatto Michel, con intelligenza, pazienza, perseveranza e rispetto, legami di fiducia così stretti e fruttuosi come quelli che ha stretto con l’Africa francofona. Non è un caso che il Primo Ministro Robert Bourassa abbia fatto appello alle sue capacità e ai suoi talenti in occasione della Terza Conferenza dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi a partecipazione francese, in questo caso il Summit della Francofonia che si è svolto a Dakar, in Senegal, in 1989.

Dopo la notizia della morte di Michel, oltre ai caldi ricordi dei nostri scambi, ricordo l’immagine indimenticabile di una sera piovosa del novembre 1987, nella Sala Rossa del Parlamento del Quebec, dove una grande roccia, commossa e scossa, meditava sui resti mortali, esposti in una cappella di stato, dell’uomo che lo ha ispirato: il primo ministro René Lévesque.

Mi rassegno a congedarmi per sempre da un amico illuminato e illuminante, ispirato e ispiratore, esprimendo l’augurio che, come la Francia che ha promosso Michel Lucier al grado di ufficiale della Legione d’Onore, il Quebec, a sua volta e nel prossimo futuro possibile , lo eleva postumo al proprio Ordine Nazionale.

Esprimo la mia più profonda e profonda simpatia a ciascuno e a ciascun membro della sua famiglia, la sua ancora più forte e inesauribile fonte di orgoglio, nonché ai suoi parenti, amici, colleghi e compagni d’armi.

Michel, amico mio, non avrai visto nascere il paese del Quebec, ma sappi che sono state persone del tuo calibro a farne un ideale legittimo e rispettabile. Si tratta senza dubbio di un patrimonio inestimabile che suscita rispetto e gratitudine.

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