La rabbia radioattiva dell’abitare di Jean Beaulieu

La rabbia radioattiva dell’abitare di Jean Beaulieu
La rabbia radioattiva dell’abitare di Jean Beaulieu
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Sdraiato su un letto nel reparto di medicina nucleare del CHUM, il paziente impaziente si apre in un sorriso complice, mentre il medico aspira con cautela l’iniezione radioattiva dalla sua bombola di piombo. Jean Beaulieu è al secondo ciclo di trattamento sperimentale con attinio-225-macropa-pelgifatamab.

Promettente: il farmaco emette radioattività che circola a brevissima distanza, uccidendo le cellule tumorali circostanti, sostiene la società farmaceutica Bayer, promotrice del progetto di ricerca. Jean Beaulieu è uno dei primi due porcellini d’India umani a sottoporsi al trattamento, spiega la sua équipe sanitaria. “Prima di lui c’erano le scimmie!”

Il paziente riceve l’iniezione del liquido radioattivo sperimentale. (Sébastien Houle/Le Nouvelliste)

I cicli durano sei settimane tra ogni iniezione e costringono Jean Beaulieu a compiere più viaggi settimanali tra Montreal e Trois-Rivières, mentre gli effetti del farmaco vengono valutati in tempo reale. I soggiorni possono estendersi su più giorni. La cavia viene sottoposta ad una nutrita serie di test, fatti di attese, innumerevoli esami del sangue, ancora attese e lenti passaggi nel tunnel di uno scanner, legati mani e piedi. “Ost… quanto tempo!”

Per tre mesi, la routine estenuante ha preso il sopravvento. Il CHUM all’inizio della settimana, il negozio in rue des Forges durante il fine settimana, l’autobus nel mezzo. “Mi diresti perché Yamachiche ha tre uscite sull’autostrada! Chi pensano di essere? si chiede suo malgrado il viaggiatore, animato dal suo perpetuo sguardo obliquo sul mondo che lo circonda.

Chi ha condotto una carriera costellata di colpi di genio e frammenti di gloria, un piede nella strada, l’altro nel museo, si schiera così dalla parte dell’assurdo e della derisione, lasciando indugiare l’ansia sulla soglia di casa. Così, quando l’elettrocardiogramma produce un foglio bianco, preda di un malfunzionamento o della mancanza di inchiostro, Jean Beaulieu fa una sua analisi: “Ecco, sono morto!”

Ai piani

Colui che non vuole arrendersi ha quindi acconsentito a farsi seguire, per qualche ora, sui pavimenti del CHUM, nel cuore della metropoli.

Abbiamo seguito Jean Beaulieu per alcune ore, sui piani del CHUM, nel cuore della metropoli. (Sébastien Houle/Le Nouvelliste)

La giornata è iniziata con un primo ostacolo, quando la cavia aveva trascurato di portare con sé il foglio con i dettagli delle iniezioni e degli esami del sangue della giornata. “Protocollo di ricerca… Stiamo cercando il documento!” – scherza il paziente, raggiungendo al cellulare la sua infermiere di riferimento che gli comunica subito il prezioso messaggio.

I nostri passi ci portano poi di piano in piano, dove enormi finestre si aprono ovunque su vere e proprie cartoline urbane. C’è Mount Royal, ecco il ponte Jacques-Cartier, sullo sfondo lo Stadio Olimpico, Montreal brilla sotto il cielo azzurro. Il motivo della nostra presenza in questi luoghi sembra sospeso per un attimo.

Jean Beaulieu va così, da una porta all’altra. I primi esami del sangue alle otto. Una mezza dozzina di fiale. Segue la rilevazione dei parametri vitali. Altri esami del sangue.

Il medico poi entra per un breve esame sul suo paziente. “Non ci sono troppi effetti collaterali dopo la prima dose? Molto meglio! Il tuo bernoccolo sul collo è sparito… non è una coincidenza!” Le parole del professionista fluiscono come un balsamo nell’orecchio del paziente.

Finalmente, alle 10,26, l’attesa iniezione filtra nelle vene dell’impetuosa cavia – “stai lontano, signor giornalista, è radioattivo!”

La giornata è scandita da innumerevoli esami del sangue. (Sébastien Houle/Le Nouvelliste)

Jean Beaulieu dovrà quindi tendere ripetutamente il braccio. Esami del sangue dopo cinque minuti, quindici minuti, mezz’ora, un’ora, altre cinque ore. Vogliamo sapere come si disperde il liquido nell’organismo, spiega un’infermiera.

Qui tutti sembrano essersi già affezionati a questo curioso paziente, che commenta con immagini e colori il vortice in cui è coinvolto. “Rimarrà un po’ di sangue nel mio corpo quando avrai finito, dovrei tornare a casa nostra?”

Nei rari silenzi delle ore che passano, Jean Beaulieu sospira leggermente. La strada che si apre davanti a lui è ripida, lascia intuire. L’artista confida tuttavia nei suoi progetti per il futuro, nel suo negozio che continua a gestire a debita distanza, nelle vendite delle sue opere su Internet, piene di promesse…

Jean Beaulieu compirà 63 anni il 22 luglio. La data è già segnata da un raggio di sole sul calendario. Poi il Natale risplende in lontananza, su un orizzonte ieri ancora oscurato da nuvole nere. Oggi il combattente sembra aver superato la tempesta. Continuano a soffiare solo poche folate piene di ottimismo.

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