“L’emergenza, per la sinistra, in questo periodo tra i due turni, è la difesa repubblicana contro l’estrema destra”

“L’emergenza, per la sinistra, in questo periodo tra i due turni, è la difesa repubblicana contro l’estrema destra”
“L’emergenza, per la sinistra, in questo periodo tra i due turni, è la difesa repubblicana contro l’estrema destra”
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La campagna legislativa del primo turno si collocò a sinistra sotto il segno del “miglioramento” del 1936 e del Fronte Popolare. Il nuovo era efficace quanto quello vecchio? A seconda dell’orientamento dell’osservatore è possibile vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Il Nuovo Fronte Popolare (NFP) ha sicuramente dato forma e radici al movimento, fatto di pragmatismo, convinzioni e memorie, dell’unione della sinistra di fronte al pericolo. Ha contribuito a mobilitare un elettorato politicizzato, la maggioranza del quale – ma non tutti – avrebbe difficoltà a perdonare la divisione in questo contesto.

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Ma non ha permesso il salto quantitativo che ha assicurato la vittoria. Nonostante la massiccia mobilitazione, la dinamica della sinistra è rimasta circoscritta, dal punto di vista sociologico e territoriale, ed è rimasta impotente a contrastare l’ascesa al potere dell’estrema destra. La campagna non ha nemmeno cancellato le tracce crude degli ultimi mesi; è rimasta segnata dalla questione dell’antisemitismo, dai dibattiti intorno a La France insoumise in generale e a Jean-Luc Mélenchon in particolare, alle polemiche e alle lacrime.

Un risultato contrastante quindi, ma come avrebbe potuto essere altrimenti? I partiti del Fronte Popolare avevano avuto due anni, se non per dimenticare i loro dissidi, almeno per venirne a capo e sforzarsi di lavorare insieme. Potevano anche contare su una base elettorale decisamente più elevata, che la vittoria legislativa del maggio 1936 permise di consolidare.. Il PFN ha avuto… tre settimane, in un contesto di sinistra storicamente debole, e all’interno del quale l’equilibrio interno del potere è lungi dall’essere stabilizzato.

Difetti e questioni irrisolte

Ha dovuto affrontare anche attacchi violenti, provenienti dalla maggioranza presidenziale, ma anche da parte dei media, in particolare quelli della galassia Bolloré. Tutto ciò è dimostrato, e ci sono dei precedenti: bastano gli anni ’30, o anche, in maniera molto più pacifica, gli anni ’70, a ricordarcelo.

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Resta il fatto che questi attacchi e queste strumentalizzazioni hanno avuto la parte facile, in un certo senso, giocando sulle reali divisioni interne alla sinistra e su altre questioni irrisolte: quale rapporto con lo Stato e con il potere? Alla violenza? All’autorità? Come possiamo affrontare la discriminazione contro tutte le minoranze e ascoltare le loro voci? Dovremmo, dopo la caduta del proletariato lavoratore, ripartire alla ricerca di un nuovo soggetto sociale rivoluzionario (“le classi operaie di quartiere”, “i giovani”), o abbandonare la ricerca di tale essenza?

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