quando la Francia preoccupa l’Europa

quando la Francia preoccupa l’Europa
quando la Francia preoccupa l’Europa
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A Bruxelles, l’annuncio dello scioglimento dell’Assemblea nazionale da parte del presidente Emmanuel Macron, la sera stessa dei risultati delle elezioni europee di domenica 9 giugno, ha sorpreso tanto quanto il nome del caffè scelto due settimane dopo da Pieyre-Alexandre Anglade , deputato macronista uscente dei francesi all’estero del Benelux, per il suo incontro pubblico: Le Guignol.

Da un quartiere ricco della città di Uccle, a sud di Bruxelles, Pieyre-Alexandre Anglade predicava la buona parola: “Il risultato delle elezioni legislative del 30 giugno e del 7 luglio avrà conseguenze importanti per il futuro della Francia, ma anche per tutta l’Europa. » Agli occhi del deputato che spera di essere rieletto, la Francia si presenta come l’Europa “una moltitudine di difficoltà e sfide”che vanno da “competizione economica” al “transizione climatica”, passando per il “guerra ai confini dell’Unione Europea” e il « aumento degli estremi », che sta vivendo la Francia.

In una zona turbolenta

La situazione in Francia è lungi dall’essere passata inosservata ai suoi partner europei. Lo ha detto domenica 23 giugno il cancelliere tedesco Olaf Scholz “interessato” dalla prospettiva di una vittoria dell’estrema destra alle elezioni legislative anticipate in Francia, sottolineandolo “spera che i partiti che non sono quello di (Marino) Le Pen, per dirla così, vincerà le elezioni”.

Solo che i sondaggi prevedono il contrario. E che in caso di maggioranza relativa dell’estrema destra o di unione della sinistra all’Assemblea nazionale, Emmanuel Macron “l’Europeo” potrebbe avere grandi difficoltà a mantenere il ruolo di “motore” che gli è stato al tavolo dei deputati. Consiglio europeo. A Bruxelles, colui che non ha esitato a dedicare lunghi discorsi al futuro dell’Europa (quelli della Sorbona nel 2017 e nel 2024, in particolare) ha incarnato una forma di “stabilità”assicura una fonte europea per chi “il termine conta, di fronte a un mondo che trema con la guerra in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, la minaccia di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e una Cina sempre più aggressiva”.

Emmanuel Macron è membro del Consiglio europeo dal 2017. Ciò fa di lui un “ex”, allo stesso modo, ad esempio, dell’olandese Mark Rutte (in partenza verso la NATO) e dell’ungherese Viktor Orban, al potere dal 2010, o come il rumeno Klaus Iohannis, presente dal 2014. Ha preso il posto di figura di punta nel circolo di Bruxelles. L’Europa lo deve – in parte – al piano di ripresa post-Covid (con in gioco un prestito congiunto) o alla nascita del circolo di discussione senza precedenti della Comunità politica europea (CPE) tra i Ventisette e i loro numerosi vicini.

Perdita di influenza

Il duo formato dal presidente con l’ex cancelliere Angela Merkel e, in misura minore, con Olaf Scholz, ha permesso all’Europa di andare avanti e innovarsi. E adesso ? “Qualunque sia il risultato delle elezioni legislative, Emmanuel Macron non ne uscirà rafforzatostima Janis Emmanouilidis, vicedirettore generale dell’European Policy Center (EPC). Ciò va di pari passo con il timore, a livello europeo, che egli sia bloccato politicamente tra l’estrema destra e l’estrema sinistra, e che ciò renderà il suo compito ancora più difficile a Bruxelles. »

Sottolinea che Emmanuel Macron ha già perso il suo splendore tra il suo primo e il secondo mandato. “Da quando è sotto pressione a livello nazionale, non ha più la stessa risonanza a livello europeo”precisa il ricercatore, rammaricandosi a “grave mancanza di leadership nell’Unione Europea”. E non dovremo contare sulla Germania o sulla Polonia (con l’europeissimo Donald Tusk) per riempire il vuoto lasciato da Emmanuel Macron: “La coalizione d’Oltrereno è già in campagna elettorale, e il governo polacco è più preoccupato dal fatto che le promesse fatte per risanare il Paese vengano mantenute dall’Europa”aggiunge Janis Emmanouilidis.

Per quanto riguarda il Parlamento europeo, l’instabilità francese complica il lavoro degli eurodeputati francesi. Se i 30 eletti del Raggruppamento Nazionale (RN) si fregano le mani, così come i 9 deputati della France insoumise (LFI), quelli dell’arco repubblicano fanno una smorfia. Ciò non sfugge ai loro colleghi di altri Stati membri. Lo ammette l’ambientalista tedesco Daniel Freund“Organizzare elezioni nazionali tre settimane dopo le elezioni europee è la cosa peggiore da fare per preservare l’influenza francese in questa Camera: è il momento in cui si formano i gruppi, in cui vengono distribuite le cariche, in particolare le presidenze delle commissioni parlamentari. Tuttavia, i colleghi francesi fanno campagna elettorale in Francia, il che non aiuta ad avere alcuna influenza a Bruxelles”.

Valérie Hayer è riuscita tuttavia a mantenere la presidenza del gruppo Renew Europe (liberali). Per quanto riguarda la potente commissione ambiente del Parlamento europeo, finora è stata presieduta dal francese Pascal Canfin, ma nulla dice per ora che i deputati macronisti riusciranno a mantenere questa posizione strategica.

Gli arbitrati di Parigi in questione

Ursula von der Leyen, presidente uscente della Commissione europea che sogna di mantenere la sua posizione, potrebbe trarre vantaggio dall’instabilità in Francia. Dovrebbe, durante il Consiglio europeo del 27 e 28 giugno, essere riconfermata al suo incarico. Martedì 25 giugno è stato concluso un accordo preventivo in tal senso (leggi i benchmark). “Anche se Emmanuel Macron ha in mente un nome alternativo, non combatterà su quel fronte. È più interessato agli affari interni del Paese e, in quanto liberale, non è comunque in una posizione forte per spingere qualcun altro, visto come sono andati i centristi e i liberali alle elezioni.analizza ancora Janis Emmanouilidis.

Nel corso dello stesso vertice, Francia e Germania cercheranno di portare avanti le loro idee comuni in termini di competitività per l’Europa: potrebbe trattarsi di un primo test in scala reale per provare a misurare una possibile perdita di velocità del duo franco-tedesco a Bruxelles. La scelta del prossimo commissario europeo francese a Bruxelles sarà poi una delle principali questioni post-legislativa a partire da metà luglio. Tradizionalmente è il capo dello Stato a proporre un nome.

Nel 2019 Emmanuel Macron avrebbe voluto mandare Sylvie Goulard a Bruxelles, ma è stata respinta dal Parlamento europeo. Thierry Breton ha ereditato la carica. Nel 2010, Nicolas Sarkozy lo propone a Michel Barnier. “Immagino che Emmanuel Macron farà un punto d’onore di conservare questa prerogativa politica, anche in caso di convivenza”, stima Sébastien Maillard, consigliere speciale dell’Istituto Jacques-Delors. Ma il presidente della RN Jordan Bardella ha già annunciato che intende nominare lui stesso un commissario “in linea con il nostro desiderio di difendere un certo numero di interessi francesi”.

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Gli europei concordano sui “migliori lavori”

Il Consiglio europeo riunitosi giovedì 27 e venerdì 28 giugno a Bruxelles dovrà designare ufficialmente i principali funzionari dell’UE. Un accordo tra le tre forze politiche che hanno formato una coalizione dopo le elezioni del 9 giugno – PPE (destra), S&D (sinistra) e Renew (centro) – prevede già di nominare:

Per la presidenza della Commissione: la tedesca Ursula von der Leyen, deputata del Ppe, che ricoprirebbe un secondo mandato se il Parlamento europeo la investisse.

Per la carica di vicepresidente della Commissione incaricata della politica estera: il capo del governo estone, il centrista Kaja Kallas, che succederebbe a Josep Borrell, attuale detentore dell’incarico.

Per la presidenza del Consiglio: l’ex capo del governo portoghese, il socialista António Costa, sostituirà l’attuale titolare della carica, il belga Charles Michel, il 1° dicembre.

Troverai, non appena verranno pubblicati ufficialmente, i risultati del 1° turno delle elezioni legislative 2024, comune per comune

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