Elezioni legislative in Bretagna: Chesnais-Girard costretto al pareggio

Elezioni legislative in Bretagna: Chesnais-Girard costretto al pareggio
Elezioni legislative in Bretagna: Chesnais-Girard costretto al pareggio
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LCG aveva avvertito: d’accordo per il sindacato della sinistra, ma non a costo della sottomissione alla LFI. E a condizione che nella distribuzione dei collegi elettorali tra le forze di sinistra si tenga conto della realtà dei territori. Su questo punto evidentemente non è stato ascoltato. La prova ? Gli Insoumi incarnano l’alleanza in 14 collegi elettorali bretoni su 27. Il PS ne ha solo cinque. Abbastanza per infastidire l’eletto bretone e i suoi amici socialdemocratici, i quali credono che il buon punteggio di Raphaël Glucksmann alle elezioni europee in Bretagna – due volte e mezzo più voti della lista LFI – richieda una migliore rappresentanza delle loro truppe. Tanto più che i candidati moderati hanno maggiori probabilità, ai loro occhi, di battere il RN in caso di duello.

Il prezzo della libertà?

Negli ambienti politici la spiegazione è ovvia: la LCG paga il prezzo del suo divorzio dal PS e con esso la socialdemocrazia bretone. Il capo della Regione ha infatti lasciato il partito delle rose nel 2022, contrario all’alleanza con la LFI nelle elezioni legislative. “Non ha più un collegamento a Parigi e non ha più peso politico presso la direzione socialista”, assicura questa fonte nel cuore dei negoziati “NFP”. Da qui, secondo lui, il basso numero di candidati del PS in Bretagna al primo turno. “Olivier Faure non ha alcun interesse ad avere deputati ribelli vicini a Chesnais-Girard nel suo futuro gruppo parlamentare. Potrebbe rendergli la vita difficile in Assemblea. Preferiva privilegiare i territori a lui vicini. »

Un’analisi contraddetta da chi circonda l’interessato. Il che sottolinea che anche Tristan Foveau, candidato al centro di Brest e molto vicino al primo segretario del PS, non ha vinto la sua causa. Anche in questo caso è stato preferito un Insoumis. “Se si trattasse di una vendetta contro un presidente regionale, sarebbe una spiegazione drammatica data la situazione nel paese”, ritiene Chesnais-Girard. “Ma penso che sia più una questione di fogli di calcolo Excel. » Capire: con tre deputati uscenti del PS in Bretagna, candidati alla rielezione sotto la bandiera del “NFP”, i negoziatori hanno ritenuto che la regione fosse già ben “pagata”.

Nonostante questi fastidi, Loïg Chesnais-Girard sostiene il sindacato, in nome del pericolo RN “che porta via tutto”. Lo sa: la sinistra dispersa avrebbe corso il rischio di essere eliminata il 30 giugno in molti collegi elettorali, aprendo la strada a partite di secondo turno tra un RN dinamico e una maggioranza presidenziale sconcertata. Con il rischio, quindi, ancora maggiore di una maggioranza di estrema destra in Parlamento.

linea di cresta

Dopo lo scioglimento a sorpresa, è stato costretto a cercare la linea di cresta. Sostenere il sindacato, senza avvicinarsi troppo alla LFI, col rischio di offuscare la sua identità di progressista ragionevole. Non sorprende che l’eletto bretone non abbia mostrato alcun sostegno ai candidati bretoni Insoumis. E lunedì ha ancora lanciato frecce contro Jean-Luc Mélenchon in una conferenza stampa: “Vuole la morte della socialdemocrazia e vuole il caos. Si sta permettendo di sconvolgere il sistema, mentre noi ci troviamo in una situazione estremamente grave”.

Allo stesso modo ha rifiutato di allearsi con gli ambientalisti alle elezioni regionali del 2021. Una questione ideologica? SÌ. Ma non solo. “Non vuole essere vincolato da accordi a livello nazionale che lo costringerebbero a fare la stessa cosa qui”, sottolinea una fonte del PS bretone. Certamente, costruire l’unione della sinistra in Bretagna porterebbe voti tra gli elettori dei centri urbani. Ma sicuramente costerebbe caro nelle zone rurali bretoni. Ma proprio qui era in gioco la sua rielezione. Jean-Yves Le Drian, il suo padrino politico, gli ha sicuramente trasmesso questa lezione: la Bretagna non si vince a Brest e Rennes.

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