Pierre Poilievre potrebbe benissimo chiudere Radio-Canada

Pierre Poilievre potrebbe benissimo chiudere Radio-Canada
Pierre Poilievre potrebbe benissimo chiudere Radio-Canada
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Nessun candidato alla guida del paese è stato tanto virulento quanto Pierre Poilievre nei confronti della CBC/Radio-Canada.

In un altro momento, Pierre Elliott Trudeau e Jean Chrétien avevano minacciato di chiudere Radio-Canada, ma nessuno li prese sul serio. Questa volta non possiamo ignorare la spada di Damocle che Poilievre brandisce su CBC/Radio-Canada. Rachael Thomas, il suo deputato conservatore per Lethbridge e il suo “ministro ombra” nel Comitato per il Patrimonio, non perde occasione per ricordare alla gente che la minaccia è reale.

Nel novembre dello scorso anno, il sig.Me Thomas ha denunciato il codice che soffocherebbe i giornalisti della CBC/Radio-Canada e ci priverebbe di informazioni obiettive. Ha attaccato la direttiva che vieta ai giornalisti della CBC/SRC di descrivere Hamas e i suoi combattenti come “terroristi”. Subito dopo, lei e il suo capo si sono buttati sui 15 milioni di bonus che Radio-Canada ha distribuito ai dirigenti licenziando il piccolo personale.

In un’intervista esclusiva concessa la scorsa estate a Toronto SolePierre Poilievre si è detto ansioso di chiudere la CBC e trasformare la sua enorme sede di Toronto in appartamenti. L’edificio di Front Street è solo uno dei 6.000 edifici e migliaia di acri di terreno di proprietà federale che Poilievre vuole mettere in vendita non appena sarà eletto.

L’esempio di Donald Trump

Promesse così inconcepibili sarebbero state prese con le pinze qualche anno fa, ma la comoda elezione di Donald Trump, la cui intera campagna è stata fatta di promesse eccessive, deve confortare Pierre Poilievre e incoraggiarlo a continuare sulla strada delle promesse stravaganti.

Con l’avvicinarsi delle elezioni federali, il leader conservatore, lungi dal prendere le distanze dall’emittente pubblica, diventa sempre più esplicito riguardo alle sue intenzioni. Non si tratta più di risparmiare la rete francese, ma piuttosto di “stanziarle alcuni fondi affinché le minoranze linguistiche possano avere notizie che non avrebbero se ci fossimo attenuti alle forze del mercato”.

Un’ipotesi realistica

Secondo un sondaggio condotto da Angus Reid l’anno scorso, un terzo dei canadesi sarebbe favorevole a un taglio totale dei fondi pubblici a Radio-Canada. Quest’anno ammonteranno a 1,38 miliardi di dollari. Sarei molto curioso di conoscere la percentuale di canadesi che si accontenterebbe di un’emittente pubblica che offra CBC News e RDI in abbonamento, oltre alle attuali reti radiofoniche CBC/Radio-Canada, che costerebbero solo una frazione del denaro speso in televisione.

Con migliori introiti pubblicitari, TVA e Noovo potrebbero sicuramente soddisfare le esigenze di intrattenimento del pubblico francofono, che può contare anche su piattaforme digitali canadesi e straniere. La chiusura di CBC/Radio-Canada non è un’ipotesi inverosimile.

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