A Cherbourg, allevamento intensivo nel mirino degli attivisti L214

A Cherbourg, allevamento intensivo nel mirino degli attivisti L214
A Cherbourg, allevamento intensivo nel mirino degli attivisti L214
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Par

Sebastiano Lucot

Pubblicato il

16 novembre 2024 19:52

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IL militanti delAntenna Cherbourg L214 erano mobilitato Venerdì 15 novembre 2024 davanti all'ingresso delOcteville Intermarché.

A Cherbourg-en-Cotentin (Manche), come in 24 altre città francesii membri di questo associazione per la difesa degli animali ha denunciato le pratiche di allevamento intensivo di polli praticate dal gruppo LDC.

“Hanno i mezzi per cambiare”

Nel bel mezzo di una discussione, L214 sta cercando di convincere questo produttore alimentare francese specializzato nella lavorazione e commercializzazione di pollame a rispettare i criteri dell'European Chicken Commitment e a cambiare le sue pratiche di fornitura dei marchi Le Gaulois, Marie e Maître CoQ. Dopo aver vinto la causa con le catene di fast food Burger King e Subway, sperano di essere nuovamente ascoltati.

Simbolicamente, in cinque grandi supermercati di Cherbourg, gli attivisti hanno riportato i vassoi sugli scaffali, prima di sensibilizzare i clienti di questo Intermarché.

“A fine mattinata, in Francia, il nostro obiettivo di 100.000 vassoi era già stato raggiunto. »

Aurore Darche, su iniziativa di creare l'antenna L214 a Cherbourg 4 anni fa

Clienti sorpresi ma comprensivi

Segnalando ogni ribaltamento tramite una domanda, altri attivisti situati ai piedi della sede centrale di Sablé-sur-Sarthe hanno voluto dimostrare ai dirigenti del gruppo LDC che sono in molti a sostenere la loro azione e a deplorare questa forma di allevamento che mira per massimizzare la resa minimizzando i costi. “Hanno i mezzi per cambiare la situazione, senza modificare i prezzi per i consumatori”, ritiene la giovane donna.

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I clienti dell'Octevillais sono rimasti sorpresi, comprensivi e talvolta ignoranti. Yannick, un residente di Cherbourg venuto a fare la spesa, ha detto “perché no” a questa azione. “Soprattutto quando vediamo che importeremo ancora più carne dal Brasile”, lamenta il sessantenne, riferendosi al nuovo accordo di liberalizzazione commerciale tra l’Unione Europea e i paesi del Mercosur – Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay – che suscita la rabbia del mondo agricolo.

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