Gli agricoltori torneranno presto in strada? Dopo la grande mobilitazione che ha scosso il Paese all’inizio del 2024, la rabbia è ancora presente nel mondo agricolo.
Al di là delle persistenti difficoltà economiche di alcuni allevatori e del ritardo nell’attuazione di numerose misure di aiuto promesse dal governo, la possibilità di un accordo commerciale tra la Commissione europea e il Mercosur al prossimo vertice del G20 ha riacceso le braci della protesta.
Un accordo che fa rabbrividire
“L’accordo aprirebbe la porta a 99.000 tonnellate di carne bovina, 180.000 tonnellate di carne di pollame, l’equivalente di 3,4 milioni di tonnellate di mais, 180.000 tonnellate di zucchero… Tutto prodotto in condizioni inaccettabili: uso di antibiotici che attivano la crescita, mancanza di tracciabilità, norme fitosanitarie sostanze attive vietate in Francia», avevano allertato i sindacati di maggioranza FNSEA e Giovani Agricoltori in un comunicato stampa il mese scorso.
Se nelle ultime settimane sono state realizzate sporadicamente alcune azioni simboliche, soprattutto in Occitania, il malcontento potrebbe crescere rapidamente e diffondersi al resto del Paese. La FNSEA e i Giovani Agricoltori lanciano la minaccia di una “ripresa delle azioni dal 15 novembre”.
Discussioni in corso
Nell'Ille-et-Vilaine, se le sezioni locali dei sindacati mostrano atteggiamenti meno virulenti rispetto ai loro omologhi del Sud Ovest, sono in corso discussioni per decidere la forma che potrebbe assumere un'eventuale mobilitazione. “Non siamo stati i peggiori serviti in Occidente”, ricorda Angeli Lebreton, copresidente di Young Farmers 35. “Soprattutto sul tema dei prati permanenti dove crediamo di essere stati più o meno ascoltati”.
“I nostri prodotti devono essere pagati al giusto prezzo, compresi i costi di produzione”, continua l'allevatore. “Vogliamo anche una semplificazione amministrativa ancora maggiore. Ma bisogna davvero arrivare a tornare in strada per ottenere tutto questo? Mercoledì 13 novembre incontreremo alcuni dei nostri membri per discutere di questo argomento”.
E' pur sempre il Foirfouille
Anche da parte della Coordination Rurale, la terza unione agricola francese e la prima ad aver lanciato le ostilità all'inizio dell'anno, si riflette su possibili mobilitazioni ma nulla è stato ancora deciso.
«Dalla parte del governo c’è sempre il Foirfouille», si arrabbia Joseph Martin, presidente del Coordinamento rurale della Bretagna. “Vogliamo calmare le acque, senza sanare il problema. I testi vengono leggermente modificati, ma non basta. Ci sono ancora questioni sulle quali dobbiamo essere ascoltati, ma per il momento diamo priorità al dialogo. A breve incontreremo il prefetto regionale e gli ricorderemo tutto questo”.