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Nuova tregua per il giornale protestante
Il futuro della pubblicazione “Reformés” sarà sottoposto allo studio di una commissione del Sinodo della Chiesa riformata vodese, secondo una decisione presa durante la sua ultima assemblea, sabato 9 novembre.
Anne-Sylvie Sprenger – Informazioni sulla protesta
Pubblicato oggi alle 18:28
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- Il giornale “Reformés” dipende da quattro Chiese come Sàrl.
- Una mozione incoraggia la ristrutturazione senza distruzione della rivista vodese.
- Il Sinodo ha votato per creare una commissione per definire il futuro del giornale.
- Il caporedattore critica la comunicazione dell’Esecutivo su alcuni aspetti.
Il destino del quotidiano “Réformés” continua a mettere in discussione le istituzioni protestanti. E per una buona ragione: il suo futuro dipende da un complesso imbroglio strutturale, come ricordato durante il Sinodo della Chiesa evangelica riformata di Vaud (EERV), l’8 e 9 novembre. Al momento della sua creazione, solo quattro Chiese (Vaud, Ginevra, Neuchâtel e l’unione Berna-Giura-Soletta) si lanciarono nell’attività sotto forma di Sàrl.
Infatti, anche se l’organizzazione ombrello francofona (CER) ha votato a settembre le linee di un diverso progetto editoriale (un quindicinale in abbonamento), il destino di “Réformés” dipende strettamente da questa Sàrl e dalle quattro Chiese che la finanziano. .
No alla “distruzione”
Preoccupati per la sua possibile scomparsa, una quindicina di delegati hanno presentato una mozione a favore di una “ristrutturazione che non sia distruzione”. Ciò ha ricordato in particolare che il giornale “Réformés” è “l’unica missione della nostra Chiesa che raggiunge 110.000 famiglie vodesi”.
“Contestando il termine distruzione utilizzato nella mozione”, il presidente del Consiglio sinodale, Vincent Guyaz, ha preferito parlare di “ridefinizione del giornale” e di “riduzione della vela”, pur insistendo sul desiderio di un progetto comune a tutti i Chiese del CER. L’Esecutivo, però, si è subito schierato con la proposta di creare una commissione sinodale ad hoc “poiché, ad un certo punto, sarà necessario presentarsi al Sinodo con questa questione: noi ci impegniamo su questo”.
Dopo un dibattito che ha sollevato molte domande in assemblea e poche risposte da parte dell’Esecutivo – che non ha voluto “aprire un dibattito di merito in questa occasione” – il rinvio a una commissione composta da membri del Sinodo è stato approvato all’unanimità dai voti lancio. Quest’ultimo avrà il compito di presentare un rapporto entro la primavera, in vista del voto sinodale sull’argomento nel prossimo giugno.
Circolo chiuso
Contattato, il caporedattore Joël Burri si è rallegrato di questa decisione, così come «di aver sentito il Consiglio sinodale dire che ci sembrava importante che potessimo definire a livello vodese quale giornale vorremmo». Per quanto riguarda lo svolgimento degli scambi, si riferisce ad un “esercizio di comunicazione”, poiché l’esecutivo “non ha voluto trasmettere alcune cifre benché in suo possesso”. E rammaricarsi che quest’ultimo abbia “accuratamente evitato di dire che il progetto CER non si rivolgerà più ai protestanti distanziati. Insistere sulla copertina francofona significa mettere sotto il tappeto l’esigenza di autofinanziamento della testata che la trasformerà in una newsletter del club solo per i convinti.
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