Tra tutte le conseguenze dell'alluvione di Lignon, giovedì 17 ottobre, la diga di Lavalette ha raccolto un'impressionante quantità di legname, trasportato dalle acque del fiume.
Anche se la diga non si è riempita completamente (le chiuse sono aperte già da mesi), il legno accumulato dalle acque del Lignon è stato immagazzinato nelle insenature del bacino. Tra questi, quello della base velica Lavalette a Lapte.
Tonnellate di legni o legname strappato, ma anche alcuni rifiuti vari, sono finiti in questa parte tranquilla del bacino. Tanto che il varo delle barche dei pescatori è diventato complicato, se non impossibile. “Abbiamo allertato Saint-Étienne Métropole, proprietaria della diga, della situazione. Bisognerebbe fare come a Grangent nella Loira (lì si sono accumulate quantità molto più considerevoli di legname, ndr) e poter mettere una chiatta sul bacino per pulire tutto, spiega Jean-Paul Aulagnier, presidente del sindacato paritetico della diga di Lavalette, speriamo di avere presto una risposta. »
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Il legno si accumulava anche vicino al muro della diga, ma in quantità minore, sulla sponda destra del Lignon. “Vedremo anche come risanare la spiaggia, che in caso di maltempo è soggetta a forti dilavamenti, visto il basso livello dell'invaso per buona parte dell'anno”, nota il presidente del sindacato. Un vero e proprio piccolo ruscello scorreva sulla spiaggia il 17 ottobre, scavando una fossa nella sabbia.
Quest'anno la base velica non ha dovuto soffrire troppo di cianobatteri durante la stagione balneare, tranne alla fine di agosto. Nel mese di luglio, invece, una forte raffica di vento ha distrutto la cabina del bagnino e diversi alberi caduti hanno impedito l'accesso al sentiero che aggira la diga e sotto Montjuvin. Nonostante questi rischi, “la stagione è stata relativamente buona” analizza Jean-Paul Aulagnier.
Lionel Ciochetto