l'essenziale
Il direttore generale del Fondo centrale di riassicurazione (CCR), Edouard Vieillefond spiega come l'Osservatorio dell'assicurabilità, i cui lavori sono stati lanciati il 17 ottobre, dovrebbe permettere di misurare i possibili ritiri degli assicuratori.
Come caratterizzare l'impatto dei disastri naturali?
In pochi anni abbiamo potuto constatare l’evidenza dei cambiamenti climatici e dei fenomeni meteorologici esponenziali ad essi associati, di frequenza e intensità senza precedenti. Le autorità pubbliche si sono occupate dell’argomento e nel 2023 hanno lanciato una missione sull’assicurabilità dei rischi climatici. I tre esperti incaricati di elaborare raccomandazioni per adattare il sistema assicurativo francese ai rischi legati ai cambiamenti climatici hanno presentato il loro rapporto al governo lo scorso aprile. Tra le loro raccomandazioni, la sfida di mantenere l’assicurazione accessibile a tutti, il rafforzamento della prevenzione dei rischi naturali e l’adattamento ai cambiamenti climatici costituiscono le priorità centrali. Questo rapporto è fondamentale. È di alta qualità ed è stato non solo pubblicato ma anche messo in atto, cosa che vale la pena notare: alcune delle misure raccomandate sono già state attuate come l'aumento del supplemento Cat Nat o il lavoro di implementazione di un Osservatorio sull'assicurabilità, affidato a CCR quest'estate dal Governo (e lanciato il 17 ottobre, ndr).
Quali sono le ambizioni dell’Osservatorio?
Il suo scopo è contribuire a mantenere l'assicurabilità di fronte alle catastrofi naturali in tutti i territori, metropolitani e d'oltremare. Permetterà di identificare possibili fenomeni di selezione, disimpegno o allontanamento degli assicuratori da alcune aree particolarmente esposte ai rischi climatici.
Per fare ciò, sovrapporremo due mappe: una prima mappa dei rischi, dei pericoli, con inondazioni per straripamento e deflusso, sommersione marina, siccità geotecnica (ritiro-rigonfiamento dell'argilla, RGA), cicloni e una seconda mappa che riflette la presenza e il mercato quote degli assicuratori per misurare eventuali segnali di concentrazione – cioè quando sono troppo pochi gli assicuratori presenti in un’area come ad esempio nei territori d’oltremare soggetti ai cicloni – e di selezione, cioè di disimpegno. Va infatti osservato che il mercato delle assicurazioni danni, sia auto che casa, è molto competitivo in Francia con numerosi operatori, grandi o piccoli, con quote di mercato che, salvo eccezioni, non superano determinate soglie; difficilmente può passare inosservato un disimpegno significativo al termine del quale alcuni assicuratori accumulano la stragrande maggioranza delle quote di mercato o addirittura rimangono gli unici operanti in determinati settori. Prevediamo di pubblicare un primo rapporto annuale nella prima metà del 2025. Non divulgheremo mai i nomi delle società […] che si sono ritirati da determinati settori, in particolare i nostri accordi contrattuali ce lo vietano formalmente. L'obiettivo non è fare nome e vergogna. Dobbiamo anche determinare la maglia di restituzione per realizzare questo Osservatorio, affinché il risultato sia quanto più rilevante possibile.
L'Aude è uno dei settori in cui già si pone la questione dell'assicurabilità?
È chiaro che stiamo vivendo in tutta la Francia, non solo nel Mediterraneo, un susseguirsi di rischi climatici particolarmente intensi, addirittura senza precedenti sul nostro territorio. In Francia, in termini di pericolosità, siamo particolarmente colpiti dalla siccità e dall’ormai noto fenomeno del ritiro dell’argilla (RGA) che ormai precede le più tradizionali alluvioni. Si tratta di case costruite su terreni argillosi che, sotto l'effetto di episodi di estrema siccità e pioggia, si restringono per poi gonfiarsi come una spugna. […] Con i cambiamenti climatici questo fenomeno si sta diffondendo ormai un po’ ovunque […] Il nostro Paese è inoltre particolarmente soggetto a inondazioni periodiche dovute a straripamenti e deflussi. […] Ed è vero che il Mediterraneo costituisce un tema particolare: al di là del riscaldamento accelerato di questo mare di medie dimensioni, che genererà episodi come quelli che abbiamo appena vissuto soprattutto nelle Cévennes, si tratta anche di una zona ad alto rischio sismico (Nizza in particolare) e con una questione specifica di siccità nel Golfo del Leone.