Il rating di sovranità del Senegal, secondo le statistiche recentemente fornite dall’agenzia di rating Moody’s, sarebbe sceso relativamente da Ba3 a B1, con il paese posto sotto sorveglianza.
Questa decisione fa seguito ai discorsi sconvolgenti ed eccessivi di Ousmane Sonko e alla persistente incertezza all’interno dello Stato negli ultimi sei mesi. Sanziona non solo la situazione letargica della nostra economia, ma anche il clima politico deleterio, punteggiato da una serie di tensioni politiche (tra Esecutivo e Parlamento in particolare) in un contesto di instabilità finanziaria nel Paese.
Dopo i disordini politici che hanno caratterizzato le elezioni presidenziali del 2024, il Senegal ha vissuto una profonda trasformazione del suo panorama politico. L’elezione di Bassirou Diomaye Faye alla Magistratura Suprema è stata seguita da notevoli tensioni sociali, segnate da manifestazioni contro la gestione del potere, attacchi alle libertà pubbliche e accuse di cattiva gestione del bilancio contro l’amministrazione precedente. Questo clima sfavorevole ha portato a un’erosione della fiducia degli investitori e di quella dei mercati finanziari internazionali.
Il declassamento del rating sovrano da parte di Moody’s costituisce un importante indicatore del deterioramento delle finanze pubbliche del Senegal. Nel breve termine, questo declassamento renderà l’accesso ai finanziamenti più difficile e più costoso. Inoltre, il Paese rischia un ulteriore deterioramento se non verranno attuate rapidamente riforme adeguate. Le conseguenti misure di austerità potrebbero avere gravi ripercussioni sociali, con tagli alla spesa pubblica e ai servizi sociali, esacerbando così le tensioni sociali preesistenti. Più prosaicamente, il ritiro dei sussidi energetici sarebbe una misura delicata che avrebbe conseguenze socioeconomiche significative per la popolazione. Ciò comporterebbe, in particolare, un’immediata impennata dei prezzi dell’energia, del gas e dei carburanti; aumentando a sua volta il costo di beni e servizi essenziali. Il settore dei trasporti, ad esempio, vedrebbe aumentare i suoi costi, con un impatto sui prezzi dei prodotti alimentari e di altri prodotti essenziali. Sebbene l’eliminazione dei sussidi possa aiutare il governo a ridurre il deficit di bilancio e a gestire meglio le finanze pubbliche, deve essere accompagnata dal consolidamento delle riforme economiche per proteggere i settori più vulnerabili. Per mitigare l’impatto sarebbero necessarie misure di accompagnamento come aiuti diretti alle famiglie a basso reddito, reti di sicurezza sociale e programmi di riduzione dei costi in altri settori.
Nonostante queste sfide, permangono opportunità di ripresa economica, in particolare grazie a progetti di sfruttamento delle risorse naturali. Se il governo riuscisse a ripristinare la stabilità politica e a migliorare la gestione del debito pubblico, il nostro Paese potrebbe ritornare su una traiettoria di crescita sostenibile. Tuttavia, la stabilità politica rimane un elemento fondamentale per ripristinare la fiducia degli investitori. Un’eventuale nuova crisi politica rischierebbe di aggravare le difficoltà economiche del Paese, compromettendo così le prospettive di ripresa a lungo termine.
Oggi il nostro Paese si trova ad un punto di svolta decisivo. Il declassamento del rating sovrano da parte di Moody’s riflette una situazione politico-economica fragile, con deficit significativi da affrontare per ripristinare la stabilità finanziaria e politica. Per raggiungere questo obiettivo non c’è spazio per il dilettantismo, il sensazionalismo, il populismo e il risentimento politico. In questo senso, il nuovo regime deve agire in modo rapido ed efficace: avviare le riforme adeguate e operare un cambio di direzione per garantire la stabilità e la prosperità del nostro caro Senegal.
Alassane DIA
Analista di finanza quantitativa, cittadina senegalese